Samuel Martorell e la ricerca dell'immortalità

Prologo

E' proprio perché sono qui, in questo momento che è lento, un po' ma non troppo, che inizio a scrivere su questo vecchio computer che mi ha fornito la prigione.
Ho sempre voluto scrivere, da sempre, da che ho memoria, dopotutto se ci pensate, sembra quasi che le parole scritte siano l'unica cosa immortale del nostro tempo, o almeno lo erano. Delle parole scritte non gliene frega più un cazzo a nessuno adesso. Ora tutto si risolve nel tempo di un fotone: ti entra nella retina, viene contestualizzato dal nervo ottico, sparato nel cervello e diventa una sensazione istantanea, ma dopo qualche frammento di niente diviene tutto vecchio, da buttare, basta così, basta fotoni noiosi. Chi scrive son i falliti in questa pazza Italia, di un pazzo tempo di puttane e sorrisi di cera, di amici miei ma non realmente miei, saranno vostri cazzo, non miei. Io da buon giurisprudente non volevo mica fare giurisprudenza, volevo fare lo scrittore. Credo di aver conosciuto solo una persona che volesse giurisprudersi, giurisprudenzarsi, uno con la faccia da perrimeson. Si chiamava Alfredo Maranelli, "Avvocato Maranelli a lei la parola" suonava benissimo. Lo ammiravo per qualche secondo, poi però con uno spinello in bocca non lo ammiravo più. Che figata l'università. Un tempo pazzo di una pazza Italia, sorrisi di cera e puttane, amici miei ma non realmente miei.
C'erano giurisprudenti che volevan fare attori/attrici, che volevan aprire ristoranti ai caraibi: ma io dico se tutti volete aprire ristoranti ai caraibi non è che finisce che si satura il mercato? Alcuni dicevano Bora Bora, ma cazzo ti soffia via anche i sentimenti, immaginate due volte la Bora di Trieste? ti soffia via anche le paure forse, le aspettative, i sogni? I sogni no, quelli no dai, quelli stanno dentro il DNA. Quelli non li soffia via.
C'eran giurisprudenti ricchi e giurisprudenti poveri. Quelli poveri erano i meno ricchi, non avevano la bmw, avevano solo una alfa romeo. C'eran quelli filosofi e quelli che per scopare filosofeggiavano. Quelli schierati politicamente part time, comunisti giusto il tempo di una festa in un centro sociale. Come li chiamavo io punkABBESTIA. C'era poi Samuele Martorelli. E' proprio per il fatto che lui esisteva, ed era li nel momento in cui c'ero anche io, proprio per questo incastro inculamente-cosmico che io son qui a scriver di lui e non di me. A scriver di lui e non di qualche storia generazionale tipo il giovane holden 2. Da che ho memoria ho sempre voluto scrivere: è come la prima volta che uno si fa una bella pippa, si rompono gli argini di un fiume in piena e si è stupiti, spaventati, svuotati allo stesso tempo. Ci stetti mezzora a ripulire il divano dei miei ricordo. Meno male che non esistevano lampade UV in casa, altro che scena del delitto, l'avrebbero chiamata "Bukkake formato famiglia". Proprio come quella sensazione masturbatoria primordiale, Samuele Martorelli mi diede un motivo per scrivere, aprendo il rubinetto e dimenticandoselo aperto.
Come quelle scene che esistono solo nei film di uno o meglio una che entra in una vasca da bagno schiumosa come un enorme boccale di birra, piena fino all'orlo, e sensualmente si immerge in quel liquido caldo che trasuda sesso. Il surplus cade sul pavimento in maniera disinvolta. Certe cose le puoi vedere solo nei film, perché poi a passar ore a ripulire ti passerebbe la voglia di rifarlo. Forse proprio perché i film son microscopicamente diversi dalla realtà ci fanno sognare! Diciamolo apertamente che la realtà è una grandissima palla.
Soprattutto questa pazza Italia, di questo pazzo tempo, di una pazza grande città senza nome: è la noia che ci scorre nel sangue, la noia è la nuova follia! Samuele Martorelli era il più grande annoiato del nostro pazzo tempo.
Non pensavo di certo che avrei iniziato la mia carriera scrivareccia come un Gramsci o un Pellico, seduto su di una sedia formato asilo/scuola elementare nella cella di un carcere. Stima per Gramsci o Pellico che sia chiaro, ma cacchio! Considerate le difficili soddisfazioni da scrittore, ore passate a comporre, limare e riscrivere frasi, senza neanche l'ombra di una bella donna, beh avrei preferito un contesto diverso e più incoraggiante. Inutile piangere sul latte versato, diceva mio nonno, ma lui aveva un'intolleranza al lattosio, grazie al cazzo che non piangeva.
Una volta lessi su di un giornale una lettera inviata da un soldato dal Carso durante la prima guerra mondiale, credo fosse alla sua donna o alla sua mamma. Era bellissima, parole come legno intagliato e levigato. Parole come bolle di sapone al sole di Settembre. L'articolo diceva che la prima guerra mondiale aveva spazzato una generazione di italiani e sottolineava quanti intellettuali e menti eccelse si fossero estinte ancor prima di giungere alla notorietà. BEH, stessa cosa è successa negli ultimi vent'anni, ma senza badabim e badabum, ne austriaci ne il piave mormorava. I giovani italiani si sono estinti da soli, e come epitaffi marmorei tante foto col cellulare prese nientepopodimeno che nel cesso dei propri genitori. 
Parlerò di Samuele Martorelli e di poco altro. Degli eventi che lo investirono negli ultimi cinque anni fino a portarlo al suo prematuro decesso.
E che sia chiaro fin da adesso, di Samuele Martorelli si è detto tutto il contrario di tutto, ma tutti convengono che egli sia il più grande _______ del nostro tempo.

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