mercoledì 31 dicembre 2014

CurriCulom

Nome: Sebastiano
Cognome: Di Pietro
no non c'entro con l'ex pm del pool di mani pulite ma comunque stimavo la sua perversione sessuale verso craxi che cmq stimavo per la sua perversione sessuale verso i lanci di monetine che stimavo cmq in quanto poi ti vengono a mancare quando servono.
Orientamento sessuale: nord nord est
Stato civile: si lo sono stato, poi cresci e cambi, ti cambia la voce, ti viene l'acne e ci metti la crema che porcaputtana brucia e allora ho deciso di essere brufoloso ma senza crema e mi prendevano in giro e poi ora sta gente sembra la luna e io sono liscio e bello come una mortadella
nazionalità: internazionalità suona meglio
orientamento religioso: la dove un diocagnone non è mai arrivato prima

Educazione
2000 - diploma di perito chimico col massimo dei voti
che poi mi strusciavano le pizzette nel muro e io non lo sapevo ma sono sopravvissuto! Citiamo di questo periodo
"NO CARO PROF mi sono fatto il culo così per cinque anni e il 100 me lo date punto e basta!"
"Mi sono iscritto all'istituto tecnico per fare chimica non per fare italiano e quindi faccio tardi quanto mi pare e piace se devo finire roba in laboratorio"
"Di Pietro ma perché vai bene in tutte le materie tranne che in religione e in educazione fisica?""Devo pur riposarmi professoressa"
"Sebastiano i prof hanno il coltello dalla parte del manico" citazione di mio padre che aveva ragione tanto per esser chiari
2008 - laurea in chimica
alcool, studi di funzioni, 8/30 in fisica I per anni interi con fottuti piani inclinati, tantissime erezioni, 3 amori SBAGLIATI, alcool, Stefano Dettori che è come un neo ossia ti rimane sulla pelle e ti da una forma a puntini da unire. Tanti non amici sebbene amici ma non piu'.
2009-2010 borsa di studio al dipartimento di chimica
Magro magro magro troppo magro magrissimo tanto che la mia ombra mangiava piu' di me e la prendevo per il culo. La radio rimane un bellissimo ricordo.
2010-2013 Dottorato in chimica
Il dottorato ti da la consapevolezza di un qualcosa di cui ancora non ho capito cosa è. Ho la consapevolezza di questa cosa ma ancora non so di cosa. Intanto la consapevolezza c'è. Aspetto notizie.
Esperienze lavorative
2013-2014 Post doc al CEA di Grenoble
il vino francese è come l'oblio, ha il sapore delle bestemmie che tiravano davanti alle chiese i parigini incazzati col clero. Non me ne importa piu' nulla della forma della comunicazione col mondo perché si perde sempre il messaggio nel tentativo di renderlo più diplomatico. La chiarezza verso il mondo è essenziale per la chiarezza verso il mondo che abbiamo dentro. I due mondi seppur con estrema difficoltà devono esser sincronizzati sebbene ruotino con periodo assolutamente diversi in modulo nonché in verso. Essere sinceri, chiari, con punte di gentilezza solamente spontanee, porta a star bene. Fare valere la propria parola o opinione ma soprattutto ASCOLTARE LE STORIE DEGLI ALTRI. Ascoltare gli altri come leggere libri, stessa cosa, le storie degli altri rivivono dentro di noi e nel nostro mondo interiore divengono miti e leggende. Andar via da dove si è sempre stati vi aiuta a capire nella diversità infinita di questo piccolo mondo antico come essere veramente solubili nella massa di persone che ci vivono. I nostri pensieri sono come un enorme pezzo di granito grezzo e viaggiare e conoscere sono mille e mille scalpelli. Alla fine del viaggio avremo una bellissima statua levigata (bella sicuramente almeno per noi).

Disposto a spostamenti internazionali solo per il gusto di mangiare altri tipi di gastronomie
Astenersi perditempo
Telefonare anche ore pasti, al max non rispondo.

venerdì 21 novembre 2014

premesso

premesso
che le metafore
non servono
ad un cazzo
come quando cerchi a mani nude di fermare una cascata
capito?
Cioe' le metafore son belle si
aiutano a centrare il punto
ma la verita' e' un'altra cosa
tipo la differenza tra leccare la foto di un gelato e leccare un quadro ad olio di un gelato,
il secondo ti fara' venire la cacarella sicuro.
Premesso questo,
"E' premesso?"
"si prego avanti si accomodi"
"salve cercavo una nuova metafora per l'amore"
"ma lei non ha un cazzo da fare che venire all'ufficio metafore di prima mattina a chiedere una cosa tutt'altro che banale? E' come sei io venissi a cagare con lei in bagno mano nella mano"
"no scusi non capisco questa metafora"
"ma cosa vuole capire lei che non e' del settore (primiore, carto, tre scopo, vinco io)!?"
"si ma cosa c'entra il cagare mano nella mano?"
"sta per caso realmente prendendo in considerazione la cosa? No perche' potrebbe anche essere una buona esperienza per entrambi come quando vai in bici per la prima volta e vai libero e felice e la sensazione del sellino tra le gambe ti turba non poco ha presente?"
"no io avevo i pattini"
"la sua vita e' arida come un applauso ad un comico negro"
"ma che metafore sono?"
"il suo dio e' spento come una lombalgia su di un como'"
"no davvero apprezzo la fantasia ma col tanto fare metafore credo che lei abbia perso il senno"
"il mio senno sta benissimo proprio come una raccolta di genitali di esponenti fascisti al louvre"
"ok son d'accordo"
"non sia cosi' accondiscendente! Voleva una metafora sull'amore, perche'?"
"perche' non lo capisco"
"quante ore pensa all'amore al giorno?"
"beh la sera solamente dopo il lavoro sa ci sono un sacco di scadenze nel periodo pre natalizio!"
"questa per lei e' perfetta:
L'amore e' come uno straodinario non pagato,
lo fai per far carriera
ma e' una grande inculata quando non funziona."
Premesso che le metafore non servono ad un cazzo
e che la realta' e' tutta un'altra cosa
premesso questo
poi
personalmente
credo che le migliori metafore
sono quelle
che non rendono esattamente l'idea
a mo di punizione
per non sforzarsi abbastanza
per assaporare la realta'
tipo come quando
tipo come quando
tipo come quando cerco un tesoro, parto per un'avventura e trovo invece una rivelazione di vita (dio, una donna, forti legami di amicizia, rispolvero il rapporto con un padre o una madre persi per strada)
e il protagonista si dimentica del tesoro
e gode di questa rivelazione
eh no cazzo
io voglio il tesoro
sticazzi le rivelazioni di vita.

mercoledì 5 novembre 2014

Non credevo

Non credevo
che per arrendersi
ci volesse tutto questo coraggio.
Ho sempre pensato la resa
come una liberazione
l'ultima via di salvezza
un modo di scamparla
ancora una volta.
Invece la mia resa
è come
quando ti graffi
da solo
sei l'esecutore
ed il condannato
allo stesso tempo.
Non credevo,
non pensavo,
non volevo,
E mi passo le mani nervose
tra la barba incolta
per cercare la pelle screpolata.
E mi sfrego gli occhi
talmente intensamente
da vedere le stelle.
Nessuno mi ha insegnato
o raccontato
quanto ci si senta soli
in un vicolo cieco.
Senza una faccia amica
o una mano tesa.
Il freddo delle scelte
sbagliate
ti rimane attaccato alle ossa
e le senti ammaccate
e ti senti incredibilmente piu' vecchio.
E ti siedi sul bordo del letto
e speri
come ultima risorsa
in una fortuna
che non è mai esistita.

lunedì 20 ottobre 2014

circolo vizioso

non è facile dare un commento alle proprie scelte
non è proprio possibile farlo con distacco
proprio come non riusciamo ad esser disgustati da un nostro
personale
intimo
peto.
So che la metafora ha rovinato
tutta la costruzione del periodo
ma siamo sinceri
ha perfettamente reso l'idea.
La cosa è diversa con le scelte degli altri
siamo facilitati nel giudicarle
con forza
con saggezza
con odio
con invidia
etc
Io di scelte di altri ne ho osservate parecchie
e mi sono permesso anche
di giudicarle
stronzate colossali
poi sbagliandomi
grandemente.
Credo che sarete sicuramente
d'accordo con me
che niente può eguagliare
la scelta di Claudia Koll
nel passare da donna attraente e di spettacolo
ad una suora da basilica.
Questa cosa profondamente ha minato
il fottuto tempo spazio
dell'universo intero.
Questa scelta avrà ripercussioni sulla storia presente passata e futura.
Continuo a chiedermi quotidianamente perché
perché Claudia?
Ogni spiegazione che dai ai tuoi gesti
ha proprio il profumo di un mio peto
e quindi non riesco ad annusarne la verità
la tua stronzata è come una mia stronzata
che non posso ne comprendere ne giudicare.
Il tuo deputtanamento
altresì redenzione
è il nostro deputtanamento
o redenzione
senza che nessuno ti aveva chiesto
ne di deputtanarci ne di redimerci.
Allora in questo circolo vizioso di idee
che son sicuro che se esistesse non accetterebbero me come membro
in questa circonferenza di pensieri
mi sorge spontaneo un paragone con Gesu' Cristo:
lui è morto per i nostri peccati e per salvarci
ma nessuno glielo aveva mica chiesto
cioè non è che allora il mondo andasse così a puttane come adesso
siamo sinceri, cioè sto tizio è arrivato e ci ha salvato ma nessuno lo sapeva
considerando l'assenza di media o social network,
quindi anche se nessuno lo ha mai sottolineato con forza
io credo che è palese l'errore di G.C. di morire per i nostri peccati e per la nostra salvezza
in un momento palesemente fuori luogo. Ma si sbaglia raga non è che mo possiamo fargliene
una colpa. Pace.
Ecco il paragone: Claudia Koll era ampiamente apprezzata
per essere una donna di una bellezza imbarazzante
e senza che nessuno glielo abbia chiesto
ha dato via la sua procacità
in nome di non so quale divinità
e io credo ecco
io credo fermamente l'abbia fatto per noi
si cioè per la nostra redenzione.
Cioè vi potrà sembrare un paragone forte ma secondo me C.K.
si è demignottata per salvarci
e nessuno glielo aveva chiesto
e si è demignottata in un momento
che nessuna star del suo calibro si sogna di farlo
quindi ha effettuato questo cambiamento
in un momento assolutamente fuori luogo.
Ora mi sembra piuttosto palese pensare che C.K. altro non è che la nuova venuta
di un eventuale messia perché ne ha tutti i connotati.
Ossia nessuno glielo ha chiesto
il comportamento e gli eventi sono totalmente fuori luogo
e il risultato è che non solo non cambia un cazzo
ma adesso ci dobbiamo pure sorbire la sua versione casta in giro per le basiliche di tutta Italia.
Quindi secondo me per la seconda volta
l'arbitro che sta lassu' e gestisce tutto l'universo
ha fatto la sua seconda gaffe.
No ma bravo complimentoni!
La prima volta passi che ci hai tolto un falegname palestinese
che comunque si sa che di artigiani ce ne sono sempre meno, ma passi.
Ma stavolta ci hai tolto Claudia Koll
che si è demignottizzata per i nostri peccati.
Scusa ma a questo giro è imperdonabile.
Mi gira davvero esser salvato senza che io lo abbia chiesto.
Secondo me la misericordia
rimane il vero peccato mortale
di questa esistenza.
Mai visto un misericordioso che poi non va al bar e se ne vanta di brutto.
Tristezza.
Claudia ripensaci.

sabato 18 ottobre 2014

verdi

i miei occhi
diventano verdi
appena uscito
dall'acqua del mare
e io non lo sapevo
perché nessuno si era mai avvicinato per notarlo
neanche mia madre.
E' una cosa che fa piacere
ma che non cambia niente.
Meramente un appunto estetico
che butta un sassolino sul piatto
della bilancia
del giudizio su di me
che rimango
comunque e 
grandemente un 
disadattato.
Mi si chiede il perché
di tantissime cose
ed io faccio spallucce sorridendo 
tanto non capireste.
Che ve lo spiego a fare.
Mi limito a trascendere tutto verso il comico.
Complimenti a chi ha notato questo particolare
in un modo del tutto disinteressato.
Sei un elegante accessorio della mia vita.
Lo siamo tutti nelle vite degli altri:
si chiamano amici tra loro
ma non è vero
siamo oggetti con il cartellino del prezzo sopra.
Fin quando conviene
siamo tutto
poi tanto
poi abbastanza
poi molto
poi un pensiero
poi un "ricordi che risate?"
poi un "auguri di buon natale a te e alla tua famiglia"
poi niente.
Ed io sapendolo
con la pala svuoto ogni cosa
di ogni significato
e appiccico nuove
etichette su ognuno
- buono per una serata in disco
- divertente a cena
- confidente disinteressato
- adora che flirti con lei di fronte al ragazzo
- lamentoso/a da prendere a pillole
Bisogna innegabilmente
essere sinceri arrivati a questo punto
una sola piccola bugia potrebbe farmi cadere.

giovedì 9 ottobre 2014

il prezzo dell'amicizia oggi

il prezzo dell'amicizia oggi
e' circa 2 euro e cinquanta cents.
Un caffe'
un dolcetto
una strizzata d'occhio
un'intesa.
Danziamo elegantemente
verso la compostezza.
Mi assopisco alle 22.30
e sogno di assopirmi alle 23
e questo mi causa erezioni
per trasgressioni di altri tempi.
Sotto la pioggia
ti avevo detto ti amo
ma ora non posso piu'
i reumatismi sai.
Incredibile come non riesco a finire un libro
piu' mi coinvolge piu' non lo finisco
mi scassa la minchia la parola fine
Prendo sempre una banana a pranzo
per il pomeriggio
ma siccome poi non la mangio
ho collezioni di banane
a diversa maturazione.
Adoro gettarne una,
come scegliere chi vive o chi muore.
Lager di banane,
esperimenti su banane,
nazisti di banane
sentinelle in piedi di banane
due banane non possono sposarsi
perche' non possono aver figli.
C'entra sempre cristo o comunque son sicuro che riusciamo sempre a farcelo entrare.
Io una volta ho visto un tipo stendere una fune tra due alberi e fare il funambolo e una tipa si e' avvicinata e tipo poi lui aveva quel fascino da artista di strada.
Una volta ho visto un tipo giocare con i birilli e le palle tipo giocoliere e poi tipo una si e' avvicinata e tipo lui aveva questo fascino da giocoliere di strada.
Una volta mi son portato la chitarra ad una scampagnata e tipo appena smettevo di suonare le tipe che si avvicinavano si allontanavano perche' non avevo il fascino da artista di strada bensi' quello del postino.
Il prezzo dell'amicizia oggi soffre di rialzi consistenti
e allora non pago le rate.
Pace
mi faccio pignorare i sentimenti
pigliateveli
ma portatevi anche la dignita'
che tanto serve solo a non far figure di merda
e considerando lo stato attuale delle cose
la piu' grande figura di merda
e' credere che non farne
ti renda migliore.

venerdì 19 settembre 2014

trincee

case come trincee
che ci vuol coraggio ad uscirne fuori
e piove
denso.
Il profumo del mondo sotto la pioggia diviene uno solo
e cio' credo sia fottutamente democratico.
Stesso odore per me stesso odore per te.
In teoria, perche' poi ci si annega in profumi perche' la gente e' fetida.
"i negri puzzano, i cinesi puzzano, gli arabi puzzano ... "
razzismo olfattivo.
E noi?
L'europa marcisce nelle sue nuove concezioni costruite su idee anch'esse fetide.
Riteniamo sia giusto dare esempio a tutti 
ma io sinceramente eviterei
il sangue europeo e' il piu' comico se versato.
Case come fottute trincee e mai un colpo sparato
una guerra di nervi
nervi che sputi mangiando la tua bella fettina di vitello
che quello stronzo del macellaio
aveva detto esser tenera invece no
e tu che fai?
Sputi via quel che non ti piace e fai finta di niente.
Non sempre far la migliore persona fa di te una persona migliore,
a volte cazzo,
io credo,
bisogna scendere a compromessi
con la propria malvagita'
ed esser assolutamente
garbatamente CATTIVI.
Io amo i miei occhi iniettati di odio,
il respiro intenso,
i denti che stridono,
le mani che mi prudono,
i nervi (miei non della carne del macellaio) tesi,
pronto a combattere.
Case come trincee e nessuna battaglia,
solo ritirate 
e vittorie diplomatiche,
a tavolino,
nessuna arma se non la parola
nessuna arma se non armistizi.
Viviamo nel mondo del domani
e porcoddio il sangue del nemico lo teniamo nascosto sotto il tappeto
ed io credo
sia incredibilmente ironico nonche' ipocrita.
Case come trincee 
cristo me ne sia testimone
che io disertero'
perche' o la guerra la fai 
o ti arrendi.

venerdì 12 settembre 2014

per turbazione

"Ti amero' per sempre"

"E se piove?"

quel buco
nella scarpa
sara' la nostra Maratona

martedì 2 settembre 2014

Magellano

Magellano
ha sempre
e sempre fara' rima
con ano.
Cio' inombrera' sempre la sua copiosa fama di scopritore,
di uomo senza timore
che spacca i mari
con chiglie di nave
conchiglie di nave
conchiglie su di una nave.
Non ho mai creduto alle persone che
inseguono l'orizzonte,
orizzonte di mare intendo.
Perche' insegui insegui insegui e ti trovi al punto di partenza:
"Sei tornato amore mio! Quale sorpresa!"
disse la moglie di Magellano
disincagliandosi dall'ano
la chiglia del macellaio
Si quello che abita al 18.
Brav'uomo il macellaio di Magellano
che in maniera del tutto casuale
aveva incagliato
la sua chiglia nell'ano della moglie di Magellano.
Con chiglia si fan danni a volte
Conchiglia di danni.
Due conchiglie entrano in un caffe'
e fanno splash ma rimangono chiuse.
Filtrano il caffe' ma non lo bevono.
La vita di conchiglia si descrive sempre come un eterno sucare acqua,
prender il meglio
e sputarla via. Ho visto porno migliori.
E immagino Magellano sul ponte della sua nave,
fiero,
giran voci che sia cornuto,
e lui sempre li sul ponte della sua nave,
fiero,
fissa l'orizzonte
e spera fortemente
fieramente
di non tornare al punto di partenza
ancora una volta.

lunedì 21 luglio 2014

Mi arrendo!

Mi arrendo!
Alzo le mani al cielo
nero di sangue
per
e
per non
vivere.
Tanto oramai è uguale.
Vi sfido a distinguerli.
Le parole incise
sui miei occhi bianchi
son quel soffio
che mi è rimasto dentro
inchiodato
come me ad un muro di follia.
Son fuggito tutta la vita
e nelle tasche
adesso
ho solo terra:
l'elemosina che fa la natura
per riportarci a casa.


domenica 15 giugno 2014

un secchio di ricordo

un ricordo
è come una secchiata di acqua gelata in testa
ti congela il pensiero d'un tratto
il tempo si ferma
la senti come un brivido dentro la schiena
ti fa ansimare
ti scende sul volto che sembran lacrime
e mentre ti viene da ridere come un coglione.
Era tantissimo tempo che non sentivo il mio cuore
parlare
tramite il cervello e non tramite il cazzo.
A seppellire i sentimenti
come corpi di omicidi
siamo tutti capaci
ma a non sentirne il senso di colpa
o a non averne rimorso
quello è tutta un'altra storia.
Che poi tutto sta in un sorriso di una sera di tanti anni fa che ti rimane impresso
un profumo di infinito che ti svuota cuore e mente dalle pietre delle responsabilità e degli errori
ti dice "c'è tempo .... c'è tutto il tempo dell'universo ...."
e sei libero cazzo
in quel momento lo eri
lo ero.
Le catene sono fatte su misura dal nostro rimorso.

lunedì 2 giugno 2014

cubi di nuvole

il cielo cade in cubi di nuvole
dense.
E precipitano lievi
ma decise,
senza esitare un attimo.
Ed io li a faccia in su
troppo stanco per scansarmi
che sorrido
perché finalmente,
ed era pure ora ve lo dico io,
la chiudiamo qui.
Si, cesso l'attività cardiaca,
basta,
so stufo di irrorare le cellule. Si fottano.
Omicidio colposo di una nuvola
che non sarà processata,
perché la giustizia non funziona,
perché c'è omertà tra le nuvole.
Poi sorge il problema che:
un cubo di nuvola
che cade dal cielo
non ti fa un cazzo.
Scende lato per lato per lato
e il suo volume ti circonda
e ti lascia semplicemente zuppo
di vapor d'acqua e inquinamento.
E tu li a faccia in su tutto
bagnato
ti senti come al solito
stranito
e
coglione.
E ti guardi allo specchio con i pezzi di nuvola che ti scendono dalle basette per lo più bianche perché è così che sono
bianche
prima non lo erano
e ora lo sono.
Le cose cambiano.
Passa il tempo
acqua sotto i cazzo di ponti
e tipo tu non te ne accorgi ma le cose cambiano eccome:
1) non litighi più con i tuoi genitori, ma li abbracci forte che poi se crepa qualcuno bella merda eh
2) credi di poter cambiare il mondo e poi non lo cambi più perché quelli che lo fanno o crepano giovani
o non ci riescono o non hanno un conto in banca con almeno mille euro e fanno la fame
3) scompaiono tutte le persone che non contano un cazzo e che prima pensavi fossero fratelli in questo cammino che è la vita ma poi cammino un cazzo che c'è gente che nella vita prende il bus o tiene la ferrari
e vanno più veloce di te e ti trovi solo nel tuo cammino della vita, solo e solamente tuo, magari di notte che tieni paura dei cani randagi (io ho avuto sempre paura delle cose randagie perché la parola randagio mi turba, un cane randagio non fa BAU ma baurgghghrghgrh, più tosto)
5) l'amore o c'è o non c'è a un certo punto ti si alza il punto d'ebollizione del sangue e pace, capita che passa una che ha un profumo che fa effetto LSD e ti fa girare la testa ma poi sono le cazzo di 8.05 e sei in ritardo allora pippa (che poi mi sei poco concentrato) e via, fanculo la dignità o tutte quelle complicazioni del caso, che poi senti quella attrazione per i bimbi ma non quella dei preti quella che è l'istinto paterno ma lasci perdere perché è meglio così che non riesco a lavar le mutande mo che sono solo figurati in famiglia che le mutande sono mutande elevato alla e (numero di nepero).
6) i sogni si avverano solo se si avverano se non si avverano non ci sono cazzi, puoi piazzare una bomba atomica accanto al sogno non realizzato esso non muta il suo stato quantistico neanche a bombardarlo con nuclidi e porchiddii.
7) eccetera, che poi fa figo dirlo ma non vuol dire un cazzo, le cose che stanno in eccetera a volte varrebbe la pena di citarle ma uno evita perché dilungarsi non è figo.
E la nuvola che ti ha colpito
non ha mutato la tua esistenza
come le stelle
immutabili
noiose,
i tramonti
arancioni
bellissimi ma terribili nel loro cadenzato susseguirsi che inesorabilmente diviene vaffanculo,
i sorrisi
gli sguardi
gli abbracci
le lacrime
i morti
i parti e le partenze
e il tempo
son tutti pedine nel sacco dei numeri della tombola
che mia nonna faceva sempre amboternoquaternacinquinaetombola a natale
e io un cazzo.

venerdì 16 maggio 2014

Eufemio, un frammento

Stefano lo vide piangere seduto in terra a gambe incrociate.
Si rannicchiò vicino a lui avvicinandosi lentamente,
accostandosi fino a sentire il suo calore.
"Torniamo a casa dottore?"
Eufemio aveva finito da poco di piangere,
lo si sentiva dal respiro
ruvido
lo si vedeva dalle gote arse dalle lacrime
che come una salina avevan lasciato solo
una pelle arida e arrossata.
Stefano non capiva il perché di tutto questo dolore,
lo percepiva e quasi poteva accettarlo,
a che pro voler esser immortale?
Perché voler cambiare il mondo
se poi il mondo va sempre e comunque a puttane
da solo
senza alcuno aiuto
il mondo tende a puttane
come una funzione matematica.
"dottò.... DOTTO'.... vogliamo rimanere qua?
Torniamo a casa non c'è niente qui solo sabbia"
Eufemio alzò lo sguardo verso me
"Stefano tu lo sai che rumore fa dio?"
"No dottò"
e sorridendo
"Manco io ..."
"E magari è un tipo silenzioso ..."
"Oppure non esiste proprio ... "
"Senti io non lo so se dio esiste o non esiste
e se tutto sto gran casino ... la fame ... la miseria ...
le bombe ... e gli occhi di mia mamma in lacrime ...
le legnate ... i libici ... mio padre che torna cambiato
e non parla più ... le caffettiere che scoppiano ...
i fascisti ... la prigione ...gli inglesi .... le donne
che prima te la fanno vedere e poi ti mandano
i fratelli a farti prendere a fucilate ...
io non lo so se dio sta giocando a briscola
con le nostre palle e sinceramente non me
ne frega n'cazz ... io l'unico a cui devo
dare conto sono io me stesso medesimo ...
che quando mi corico se non riesco
a dormire perché ho fatto qualche minchiata
e ci sto male ... trovo un modo per rimediare
e se invece son contento me la dormo
magari a stomaco pieno
magari con qualche bella ragazzotta
na bella bionda sai tipo quelle
dello cinematografo?
Insomma Eufè .... Eufè cazzo
possiamo vincere e possiamo perdere
ma non possiamo solo vincere o solo perdere
e dio con tutto questo secondo me non c'entra niente
alzati cazzo e torniamo a casa"
"e il mio sogno?" disse con due occhi grandi
come ciottoli
"ne hai di tempo per sognarne n'altro!"
e così dicendo si alzarono
lentamente

giovedì 15 maggio 2014

ma

ma che cazzo e' successo al tempo?
Non si fa sentire da un po' di tempo
il tempo
intendo.
Il suo scandire candido e' scomparso
come i canditi dalla torta
che a me facevan sempre cagare.
Mi facevano le foto dinanzi alle torte di compleanno quando ancora c'era il tempo per farle
ma dietro le torte nella panna erano tutte scavate e mia madre si incazzava mentre le violentavo a ditate
ma pensavo
che cazzo e' il mio compleanno
la mia torta!
Invece no raga
no no
e' tutto sbagliato
tutto quello che da ragazzi pensavamo e' tutto sbagliato
avevano ragione loro
i vecchi intendo
gente che il tempo non gli si scandisce piu'
e allora hanno il tempo
di dirti
che ci vuole tempo
per capire
cosa e' giusto
e cosa e' sbagliato
ma prima io di tempo non ne avevo per capirlo e guardavo solo le figure
si fa prima ma ora che il tempo e' lento
latitante
silenzioso
ora
che
il tempo
mi ha reso diverso
un sonnambulo
adesso leggo tra le righe anche quando le righe non ci sono perche'
gliele disegno io cazzo le righe
adesso la rabbia si e' mutata in deglutire lentamente merda
tanto che ci si e' anche abituati al sapore.
Adesso signori
adesso che ho il tempo di mantenere un contegno dinanzi al tutto
non ci faccio caso al tempo
e' scomparso
e con lui la mia fantasia
il mio sorriso stupido
le mie battute che facevano ridere solo me
e son rimasti numeri e strette di mano forzate
pranzi e cene veloci
e dentro un sangue in polvere.

martedì 13 maggio 2014

l'inutilità manifesta

L'inutilità
dorme
nelle troppe parole.
Concisamente
ti dico mi basta
mangiare
lavorare
ed esprimermi.
Scopare è optional sempre lieto.
Chiamare non ore pasti
no cattolici
no grillini
no amici criticoni.
Son perfetto come sono perché come sono lo son diventato dopo una faticosissima salita.
Adesso rotolo a valle su prati di zucchero filato
tanto che mi becco un diabete di felicità
La felicità ha una ricetta personalizzata
quindi che cazzo rompi i coglioni??
Scopa di più
mangia di più
esprimiti di più
non venire a cambiare il mio mondo interiore.
Bisogna bussare prima di entrare in una stanza
per dar il tempo di
1) riconoscere la persona
2) conciarsi come quella persona ci vuole
3) si fa prima a recitare una parte per somma diplomazia spesso
e lo capisco
e l'ho fatto
e ancora a volte lo faccio
ma sempre meno.
Stefano ma tu che ne pensi dell'amore?
Non pensi sia magnifico visto da lontano a volte?
Non pensi sia bellissimo come quando uno arriva a cagare filo filo
che tipo quasi piangi di gioia sul cesso?
Ti sei mai cagato addosso? Io una volta alle elementari.
Son traumi

venerdì 21 marzo 2014

goccie (con la i)

le lettere son goccie
son doccie
su coralli
ed un sole solo come amico, ma fottutamente invadente.
L'ombra e' un lusso per pochi.
Mi ricordo....
ed ecco al solito
la parte
in iniezioni di nostalgia
a che pro
pro
pro inteso come professionista
a che professionista
indirizzar messaggi
su storie passate
troppo vere
per esser interessanti.
Allora ci butto dentro
le bacinelle d'acqua
scaldata che mia mamma mi gettava
se staccavano l'acqua
per lavarmi da piccolo
e mentre se la rideva.
Allora ci butto quella volta
che mio padre
intercetto' una lettera
d'amore che avevo scritto
ad una bimba
per evitarmi una figura di mmerda.
Persona molto intelligente mio padre.
Son cent'anni che scrivo parole
che son goccie al sole.
Evaporano ma non possono bollire.
Tutto evapora e passa inosservato.
Scrivo sempre meno
perche' scrivo sempre piu' cose
TAAANTO
serie da sembrar quasi PRO.
A che pro?
L'amore diviene un frammento
di una giornata cucita addosso
a forza
come un vestito troppo stretto.
Son goccie di sudore
che mi scendon
per il caldo
e mi irritano
i neuroni dentro
che stanno sempre
a pensare
all'AMORE.
Sempre.

domenica 19 gennaio 2014

Frammento di futuro n°2

E mentre la brace si arrendeva con gli ultimi crepitii, i nostri tre amici in questa comunione d’intenti che era l’ultima festa continuavano a discorrer di ciò che muove il loro universo, o meglio di come loro si muovevano in esso, statico scenario in legno compensato di un teatro di provincia. Perché seppur è vero che siamo punti proiettati dal niente nel nulla, è l’azione che ci incornicia, che attira lo sguardo lassù di quello stronzo creatore (o creatrice), sadico e immutabile, direttore artistico di questo grande cazzo di fratello che è la vita (che spero vivamente venga sostituito da qualche replica di Sentieri, grande soap opera farcita di mignotte di classe): siamo vettori portatori sani di esistenza, ci sommiamo, sottraiamo e moltiplichiamo per chissà quali <<scalari>> di gioia o tristezza, ma è il movimento che ci dà un senso, che ci rende per attimi indefiniti come una stella cadente nel cielo di Agosto, un bagliore improvviso notato per caso sul cielo stellato di una festa in spiaggia (mentre magari ai nostri piedi ci sorride una tipa che si è appena immessa nell’autostrada corsia preferenziale cazzo e ci invita a molte meno filosofiche elucubrazioni). Se non emettessimo luce mentre viviamo, passeremmo tristemente inosservati, ecco perché l’essere umano vibra e rotola su se stesso come api in un alveare, confusamente, randomicamente, insensatamente. Siamo come stupidi gatti che seguono il pallino rosso del puntino laser, oggetto del nostro desiderio, obbiettivo della nostra esistenza. Però Sandro, Silvio e Nicola sono persone di quelle persone che devono per forza dare un senso all’energie spese, che devono analizzare i significati delle reazioni altrui, che devono sempre capire cosa cazzo sta succedendo nel loro ritaglio di giornale di universo. E’ proprio per questo che fino a quel momento avevano trascorso la loro vita a parlarne, della vita intendo. Contenti loro.
Mentre Sandro pronunciava le ultime parole della sua storia, Nicola lo guardava privo di alcuna espressione e Silvio se la rideva, con quel suo sorriso pieno di sarcasmo, atteggiamento che oramai non riusciva ad abbandonare da tempo, considerando che ogni avvenimento che affrontava poteva di diritto finire nel cassonetto dell’<<ironia della sorte>>.
A storia terminata nessuno dei due commentò e Sandro ci rimase un po’ sorpreso, vista la prestazione da lui appena offerta, storia tenuta cara da tempo e riservata ad un’occasione speciale, come quel buon vino rosso che aveva fregato anni prima ad un ristorante di cucina tipica italiana gestito da dei cinesi dove lavorava come cameriere. Ricorda benissimo il suo commento all’evento “E’ questa è la mia liquidazione”. Poi come i coglioni che sono avevano aperto quella bottiglia di chianti degli anni sessanta al sapore di polvere e catacomba per poi accorgersi che chiusa valeva buoni sei-settecento euro. Ad averlo saputo prima, ossia ad avere un ipotalamo funzionante. Ma vabbè.
“Non vi suscita nessuna sensazione? Qualche domanda?” disse Sandro con un volto più che interrogativo.
“E che vuoi commentare? Non siamo mica ad una conferenza” disse Silvio con la sua dose di strafottenza e cinismo arricchita da una dolce cantilena nella sua voce dettata dal tasso alcolico ragguardevole.
“A me è piaciuta la storia” disse Nicola voltandosi verso gli altri due. Era stato distratto dal casino che emanava la casa immersa nel buio di quel giardino che sapeva di marcio e rosmarino. Si intravedeva Lucia da una finestra sulla destra sbattuta contro una parete mentre un tipo amico di amici la baciava con ardore e anche con qualche difficoltà considerando il pancione. Nicola svuotò le pupille da quella immagine per evitare di attirare l’attenzione del troppo sensibile Sandro. Era troppo facile capire le intenzioni di quella donna. Ora era il suo turno di raccontare, e parlare di amore proprio dal suo pulpito di <<senza cuore>> era ovviamente la scelta più mediocre e giusta.
“avanti Nicola stupiscimi con la tua dolcezza” disse Silvio ridendo e tirando sul la bottiglia di vino che aveva appena aperto “scongelami l’anima e donale con un fiato vita nuova … sapete che l’anima pesa 21 grammi? … l’ho letto su Cosmopolitan … Sandro quello è l’unico peso che riesci a perdere quando stai con me no? La dieta dell’anima AHAHAHAH … 21 grammi … l’intera architettura moderna della spiritualità dentro un fetido scorreggio … 21 grammi … un slip sgommato di divino” e su la bottiglia ed il fondo come la lente di un telescopio che scruta la luna o una bella madre di famiglia che si denuda davanti ad una finestra aperta. Che è meglio della luna, a volte.
“Tu leggi Cosmopolitan?” disse Sandro ironico.
“Sei proprio un frocio fuori dal mondo Sà … tu non hai capito un cazzo della vita … l’hai solo messa dietro il vetro di una cornice come un attestato … insieme alla laurea e al dottorato … non hai mai scelto la via più sporca perché hai paura che il sapone ti scortichi la pelle” e giù un altro sorso di succo di euforia.
“E’ bello ricevere lezioni di vita da te Silvio … edificante” disse Sandro sempre più ironico e ovviamente innervosito.
“Non ti incazzare Sà … non ti incazzare … l’importante è pubblicare la tua scienza … la vita non fa curriculum giusto?” e Silvio nei suoi occhi fastidiosamente azzurri era sincero mentre lo diceva.
“Si è vero … “ e voltandosi verso Nicola “dai Nicola raccontaci una storia” disse Sandro intristito.
“Va bene … “ disse Nicola alzandosi di scatto e dirigendosi verso il barbecue silente “vi racconterò di una cosa a cui ho assistito qualche mese fa a Milano … la mia non è una storia eccezionale … ma credo che ne valga la pena di raccontarla … è una storiella … un frammento di una giornata fino a quel momento inutile … ma sapete che non son bravo a parlare di cose profonde …” aggiungendo in coro insieme agli altri due
“a parte il mio(tuo) cazzo”
così dicendo si disegnò con la fuliggine un membro art noveau al centro della fronte segno di estrema PENItenza nei confronti di quella giuria in pieno scandalo di abusi di ufficio e conflitti di interesse. Dando le spalle alla finestra dove Lucia continuava a amare <<moltissimo>> e localmente quello sconosciuto mentre il bimbo dentro se la rideva, Nicola continuò il suo sermone con un tono molto più dimesso e un fondo di tremore alla voce, di timidezza, cosa che gli altri due trovarono particolarmente sorprendente considerato che il soggetto era Nicola.
“insomma …” schiarendosi la voce “qualche tempo fa tornavo da una festa … dove avevo conosciuto una tipa che poi non c’era stata e quindi non avendo più un senso la serata me ne stavo tornando a casa … faceva un cazzo di freddo di quel freddo che se pisci per strada fai tipo la scia di silver surfer ma di pipì … che poi non ho mai capito che fine facesse sta scia argentata di quel coglione argentato … secondo me si trovavano detriti d’argento dappertutto ... magari in polveri sottili … incrementi dei casi di tumore ai polmoni … boh che supereroe del cazzo … comunque faceva sto freddo bestiale che tipo mi si appannavano gli occhiali ad ogni respiro … e vedevo sta città incasinata ma ad intermittenza … e un po’ prima di casa mia … la strada sale leggermente … di quelle pendenze che manco le senti all’inizio … quasi ci ridi su e la sottovaluti … ma siccome sta salita dura un po’ alla fine ti sfianca ugualmente … una pendenza leggera ma infida … e al centro di questa salita trovo un ragazzo e una ragazza … potevano esser della mia età … e insomma tutti e due stanno su una sedia a rotelle … cioè ognuno sulla sua di sedia intendo … lui un bel ragazzo un po’ punkabestia … con i rasta … lei una ragazza magra magra … beh soprattutto nelle gambe manco a dirlo … e di lei non ricordo altro … ed è strano perché di solito guardo solo le donne … ma sta volta no … insomma ci stanno sti due alla luce del classico lampione al sodio giallo malaria … e lui sorregge lei col braccio destro … cioè ne sorregge la sedia a rotelle … entrambi stremati e ansimanti … io li avevo scorti già da lontano per quanto vapore buttavano fuori … insomma stanno praticamente la sfiniti col freno a mano tirato … ma non filosoficamente ma letteralmente … non lo sapevo mica che le sedie a rotelle avessero il freno a mano … però poi riflettendoci dai cazzo è logico … e mentre lui gli dice tipo <<dai riposati un po’ non ti preoccupare non ce n’è fretta>> … però nella voce già lo sentivi che era triste … quindi sti due poveri ragazzi erano bloccati la perché la salita leggera ma infida l’aveva sfiancati in sedia a rotelle … in particolare alla tipa che non riusciva più ad andare avanti … con le braccia indolenzite per lo sforzo … e il tipo ci stava di merda perché non poteva spingerla o aiutarla praticamente … cioè tipo impotente cazzo … allora che fai? Cioè cazzo stai li e vedi sta scena che tipo mi sfonda la retina di questi due che si amano e son disabili e ci sta la cazzo di salita leggera ma infida metafora delle fottute difficoltà della vita … e la tua compagna è sfinita e tu cazzo porca madonna vorresti aiutarla ma non puoi perché non ne hai la forza e tipo sta scena … sta visione mi irrompe nella vita di studente arrapato e menefreghista … e tipo una volta che silver surfer serviva per dare una mano manco si palesa quello stronzo argentato che spero gli venga un melanoma alla pelle … e tu stai la e vedi questa scena fastidiosamente significativa e che fai? No dico raga … che fai? Tiri dritto? … E per quanto possiamo esser qui nel circolo internazionale degli uomini di merda falliti … relitti di una società che deride le nostre plateali mancanze non puoi tirar dritto … cioè dai … non puoi … puoi?” facendo una pausa per rifiatare, mentre adesso la sua voce non tremava più.
“no non puoi” disse Silvio ammutolito mentre Sandro era rimasto senza parole.
“no infatti … allora mi avvicino piano piano perché comunque io le gambe ce le ho e son più duttili i movimenti rispetto ad una sedia a rotelle cigolante che o cammina o non cammina … e voglio credere che mi facevano male le gambe esattamente come a loro facevano male le braccia solo che io la forza ce l’avevo di arrivare in cima alla salita … e la tipa no … e mi avvicino in maniera che comunque i due mi notano e non si spaventino … cioè con un fare assolutamente non ostile … mi avvicino alle loro vite e la mia salita diventa parallela alla loro per una volta … e che faccio … gli dico se hanno bisogno di una mano … e il tipo mi dice con il cazzo di groppo in gola … e la vergogna degli occhi … che di solito ce la fanno a fare sta salita … ma sarà il freddo e stasera la sua ragazza proprio non ce la fa … e io gli dico che sta salita sembra leggera ma è infida alla lunga che mi sfianca anche a me … e lo dico un po’ perché ti viene naturale avvicinarti alla loro disabilità dicendo ste cose … gli dico che mi fan male le gambe e non vedo l’ora di stare a casa al caldo e sul letto … allora la tipa mi sorride e mi ringrazia e incomincio a spingere la sua carrozzella e cazzo pesa un botto … ma vabbé raga … ce la faccio a spingerla su mentre il tipo mi sta leggermente dietro e ansimando ci mette tutto quello che ha per non esser aiutato a sua volta … e io mica glielo chiedo se ha bisogno di una mano perché siamo uomini e cristo … insomma lo vedo con la coda nell’occhio che sbuffa vapore e quasi ansimando sputa fuori l’anima e se pure silver surfer si presentasse riceverebbe un vaffanculo dal tipo rasta in sedia a rotelle che non ha bisogno di niente e nessuno che lo aiuti a finire la salita leggera ma infida … e la tipa mi racconta che sono andati a sta festa e lei e il suo ragazzo si erano divertiti un sacco … che non era tanto che stavano a Milano e studiavano legge entrambi e stavano insieme da tempo … dal loro paesino … e io gli dico che son nuovo di Milano anche … e che mi piace ma a volte non mi piace … insomma scambiamo due chiacchiere e la tipa è simpatica ma non mi ricordo che volto avesse … se avesse le tette grosse o piccole e questo raga mi conoscete è strano … ma mi ricordo che il tipo mi raggiunge e si mette al mio fianco e non si schioda da li neanche piovessero meteore mentre lo vedo che più che incazzato è triste … perché dai … è chiaro oramai che l’amore della sua vita potrà aver bisogno di aiuto in mille situazioni diverse … ma ce n’è saranno alcune che per la gente normale son pinzillacchere mentre per lui sono abissi … e questo ti spacca in due come quando mio padre taglia le costolette in negozio … colpo netto e irreversibile … che se la tipa cade lui la può fissare a terra impotente … provare ad aiutarla goffamente … ma niente di più … che vorrebbe essere il cazzo di professor Xavier che con i poteri telecinetici chessò muove le cose!?  Cioè non mi ricordo se lo fa Xavier … ma lui vorrebbe essere Xavier e per la tipa si raderebbe anche a zero tagliandosi i rasta per avere i poteri telecinetici per aiutarla … ma non si può … insomma arriviamo in un tempo che sembra lungo ma saranno stati un paio di minuti in fondo alla salita e la strada poi diventa noiosamente piana in un istante che ti fa sentire ancora più il dolore alle gamb … agli arti … e adesso i due ragazzi ridiventano indipendenti … oddio lui lo è sempre stato … e mi ringraziano tanto … e lui mi ringrazia ma si sente dalla voce che ci sta una merda … e io lo capisco perché mi ci sento una merda di continuo anche se non lo dico o non lo do a vedere … perché l’impotenza che sente è quella che sento anche io tutti i giorni di fronte a tutti questi esperti di vita morte amore e miracoli che mi … che ci circondano e lo capisco … anche se comunque non lo posso capire fino in fondo … ne son sicuro che non posso … e loro vanno via … chessò si può dire camminando? No cioè rotellando che ne so come si dice?! Vabbè si rotellando mano nella mano e lei mi immagino gli abbia detto di non preoccuparsi e lui abbia finto di non preoccuparsene di quella scena della salita … e poi io spero abbiano fatto l’amore e lui cazzo … lui l’abbia fatta gridare di gioia e godimento … che lui il tipo coi rasta sulla sedia a rotelle che sputava il vapore abbia ansimato per altri motivi … per scacciare via i pensieri … e io me ne sono andato a casa e non ho dormito un cazzo … e non ho trombato quella sera perché la tipa non ci era stata … che si era appena lasciata col ragazzo dopo una storia lunga e adesso voleva solo divertirsi senza uomini nella sua vita ma la mano in mezzo alle cosce se l’era fatta mettere ma solo così in maniera amichevole insomma … anche io vado al bar a farmi toccare il cazzo in maniera amichevole la mattina … mah … comunque non ho dormito un cazzo perché pensavo … che quella scena a cui avevo assistito anche se ne ero stato anche protagonista … altro non era che l’esempio più semplice di cosa credo IO … raga credo io … umilmente … cosa sia l’amore … tu stai con una tipa che ti ama … e insomma questa si appoggia a te e tu devi essere un sostegno … e tu diventi parte integrante anche del suo metabolismo cellulare … tanto a volte è la simbiosi in una coppia … e niente tu sei la sua cazzo di architrave nelle difficoltà … e io cazzo no cioè no non voglio essere la colonna di nessuno … non voglio che da me dipenda nessuno o nessuna … cioè guardatemi … NO! Non voglio crepare in un letto di ospedale tra gli atroci dolori perché l’amore della tua vita non ha le palle di lasciarti andare e ti fa fare le peggio chemioradiofottuteterapie del cazzo per tenerti in vita … cazzo no … vaffanculo all’amore … vaffanculo …” dando un calcio ad un barattolo in terra di fagioli borlotti.
“Nicola ma cristo ma tralasci tutto quello che c’è di unico e importante in un rapporto di coppia” disse Sandro interrompendolo “tipo che entri in una stanza affollata ad una festa e la vedi li bellissima e unica mentre gli altri sono in bianco e nero … è una cosa incredibile per me … gli amori che durano per sempre” disse tutto d’un fiato.
“Sandro ma cosa cazzo stai dicendo? Ma quante volte sono entrato io in una cazzo di stanza e ho visto tutto in bianco e nero e solo lei a colori bellissima e unica … e la sera dopo lei è diventata in bianco e nero e un’altra era a colori …. E la sera dopo ancora e ancora … e poi tu ti lasci con una tipa che l’amore doveva durare per sempre e troverai così come lei troverà quella stanza dove tutti sono in bianco e nero e ci sta solo un tipo a colori e in alta definizione … è questo l’amore … una cosa che dura localmente per sempre Sandro … io l’unica forma di affetto in cui credo … in cui credo di credere … è il sostegno di un vero amico … che ti sorregge con una sola mano lungo quella cazzo di salita leggera ma infida che è la vita con l’altra in tasca per fare il disinvolto e non farsi notare dagli altri che ti sta aiutando perché non ne vuole di grazie o di premi da miglior amico del mese … perché io penso che la cosa più difficile al mondo sia fare del bene … perché le buone azioni ti danno alla testa subito … tipo una droga … e ti ritrovi frate con le stimmate false e a ravvivare le ferite la sera … o a curare i bisognosi a Calcutta anche se non vogliono esser curati … il bene fatto veramente bene … di un amico … voglio credere sia l’unica cosa … buona … e non ho altro da dire … questa era la mia storia ragazzi” e così dicendo si passava il palmo della mano sul cazzo di fuliggine disegnato sulla fronte che diveniva ora un disegno deforme post moderno.
“Adesso ne abbiamo due di froci nel gruppo … oh andiamo bene” disse Silvio e su la bottiglia verso il cielo nero e invisibilmente stellato.

domenica 12 gennaio 2014

L'eremita

Sandro scese dal treno come un marinaio scende da una nave: stanco e arrugginito. Stanco del viaggio e delle rotture di coglioni e arrugginito nei rapporti con gli italiani, che diciamolo pure con franchezza, son un popolo tutto a se stante.
All’italiano medio non gli devi perturbare la tranquillità, la routine con la quale si rilassa o si diverte; l’italiano è anti-illuminista, ma solo per noia, anti-anticlericale, ma solo per noia, anti-fascista/comunista, ma solo per noia; non è contro il progresso o il cambiamento, è solo una questione di conservazione dell’energia meccanica, che poi nel caso particolare è tutta potenziale. L’italiano riesce a trovare una situazione di minimo di energia anche sul cazzo di cocuzzolo dell’Everest, basta che non lo tocchi o non lo perturbi egli vivrà sereno anche in quella scomoda posizione. Da li forse quel malinteso sulla grande capacità di adattarsi, persone spicciole che non si fanno problemi. Cazzate. L’italiano vuole solo statica quiete, tepore, un lavoro dall’altra parte della strada, anche mal retribuito, basta che sia a tempo indeterminato. Poi farà il suo bel mutuetto da 1457 milioni di rate, si troverà una donna o viceversa un uomo che ispira sicurezza economica et voilà; insomma la favola di Adamo ed Eva di Max Gazzé avete presente? No? Beh andatevela a cercare.
“Frocio arrivasti finalmente” e Nicola era la esattamente davanti alla porta della sua carrozza. Il freddo era stordente in quella Milano buia, nuvolosa e pallida come le sue lampade al sodio, chiassosa come le sue auto, infinite come i globuli rossi nelle strade che son vene ed arterie di una città senza fine.
“Nicola ti trovo bene” e così dicendo si diedero due belle pacche sulle spalle “e sta barba? Madò quanto te la sei fatta allungare sembri Garibaldi” e mentre si avviavano all’uscita districandosi tra il fiume di persone che affollava la stazione. Era tardi e adesso la stazione si popolava dei suoi abitanti notturni, che cercavano un rifugio dal freddo di Dicembre.
“Si la barba ci sta dai … è il periodo un po’ punkabbestia ma solo perché ho conosciuto una da centro sociali … “ disse passandosi le dita sul volto “cioè che sia chiaro a me quella gente fa schifo lo sai … ma lei … puttana eva che tipa …” e mentre potevi leggere nei suoi occhi quanto sta tipa gli piacesse.
“Ma non ti sarai mica innamorato?” disse Sandro d’un fiato.
“Ma vaffanculo va!” e giù risate.
Nicola aveva 23 anni ed era il più giovane del trio. Anch’egli sardo come Silvio. Figlio di macellai di un piccolo paese che non contava un cazzo e che non era mai stato investito dalla storia, ma meglio così no? Si perché se nasci a Roma o a Torino o a Napoli le persone tendono sempre ad inquadrarti su di uno schema già disegnato, stile unisci i puntini. Hai comunque una genealogia territoriale da rispettare. Susciti sempre attese negli altri, che ardono di analizzare i tuoi comportamenti. Le persone desiderano rivedere il romano, il torinese o il napoletano esattamente come ce l’hanno in testa, secondo stereotipi che funzionano, in questo caso, veramente bene. Ma Nicola era nato in un posto che sul 70% delle mappe non è neanche segnalato: per comprendere meglio, un’estate di qualche anno fa Sandro era andato a trovarlo a Nicola ed ovviamente si era perso tra le strade di montagna tutte uguali, con il cellulare che al centro della <<più Sardegna di così si muore>> non prendeva manco una tacca, notando anche che si scaricava più velocemente come debilitato da un flusso anti-tecnologico sardo; allora disperato, chiedendo indicazioni a dei ragazzi che bevevano birra in un localino per strada (alle 9.30 del mattino!?) ottenne un incoraggiante “perché vorresti andarci?”. Perché non c’era nessun motivo per andar li! Un muro spazio temporale separava quel luogo dalla realtà.
Nicola di conseguenza, non avendo neanche un accento sardo marcato, era libero di essere, comportarsi, impersonare chi cazzo volesse. Questa libertà la sentivi subito conoscendolo, frequentandolo. Surfava abilmente tra le classi sociali: una sera in discoteca con i fighetti e le figlie di papà, la sera dopo a giocare in qualche gioco di ruolo come il migliore dei nerd e poi mostre, centri sociali, corsi di pasticceria, concerti metal o rock o una serata jazz, avrebbe fatto anche del volontariato in ospedale stile Patch Adams se questo l’avesse portato al fine ultimo dell’esistenza umano ossia SCOPARE.
Ok ok ok,
obiezione vostro onore,
il narratore sta cercando di far partire prevenuti i lettori!
Mettiamo tutto in un contesto: Nicola era un bravissimo ragazzo, timido, riservato, introverso. Con pochi amici sfigati di quelli che non beccano una donna manco a cambiar sesso e ad andare in un bar lesbo per donne disperate. Poi una notte di imprecisati anni fa, una di quelle notti dove può cambiare tutto, tutto cambiò: tornando da un inutile giro con gli amici di paese più sbronzi del solito o con l’asfalto meno aderente del solito o con l’asfalto sbronzo e gli amici poco aderenti, riuscirono nell’impresa di cappottare con l’auto manco fossero i protagonisti di Hazard: quando il povero Nicola riprese i sensi nell’auto cappottata, con una frattura scomposta al braccio destro e la bocca piena di terra e sangue (e considerando che quello era un pascolo di mucche anche probabilmente merda) e pensò trascinandosi fuori e tirandosi appresso l’amico accanto mezzo morto, una cosa molto importante,
“cazzo potevo morire vergine”
Questo spiega perfettamente il profondo cambiamento che subì la psiche di Nicola dopo quell’incidente. Appena tornato dall’ospedale si dedicò anima e corpo nel trombare il più possibile, vista la manifesta transitorietà della vita terrena.
            La cosa veramente sorprendete in Nicola era la scientificità assoluta dei suoi gesti, dei suoi comportamenti, dei suoi discorsi e come questi mutavano, si auto limavano, cambiavano punto di vista o punto di partenza a seconda della donna che aveva di fronte. Il nostro Nicola manco fosse Heinsemberg (il fisico non il tipo della serie TV!) imbastiva delle equazioni dal risultato molto spesso vicinissimo alle previsioni iniziali; era una specie di eletto alla matrix ma con il pantalone che riusciva a abbassarsi ad una velocità paragonabile a quella di un proiettile di una pistola. Il suo modo pragmatico di analizzare una donna dai dati che aveva a disposizione, ossia contesto, vestiario, atteggiamento e al massimo qualche sentito dire da amici comuni, aveva del sorprendente. Il limite era uno solo: non ci sono limiti! I limiti sono solo quelli che ci poniamo noi stessi. Incredibile come questo ragazzo invece di dar vita ad un movimento religioso avesse scelto di sfruttare tanta sapienza per immergersi nel sesso di una donna. Ma facciamo un esempio pratico:
Poniamo che l’obbiettivo sia una ragazza punk da centro sociale, il diagramma di flusso parte da due macroaree, ossia politica e musica e così prosegue
Start à discorso di sinistra à lamentarsi dello stato a prescindere da chi è al governo oppure citare Marx o Gramsci relativamente alla modernità del loro messaggio e poi concludere con qualche citazione musicale di Guccini, De Gregori, De André e stoccata finale con i 99 Posse.
            “Ti andrebbe di vedere quella mostra di carri armati dismessi russi trasformati in opere d’arte moderna?” a questo punto di solito Nicola sta facendo la conta delle otturazioni della tipa in questione mentre a Stoccolma già decidono per il suo Nobel.
            Se Nicola avesse messo tutta questa sapienza nei suoi studi sarebbe già un professionista affermato. L’unico paragone possibile è proprio con un Silvio Berlusconi: se B. avesse messo tutto il suo genio imprenditoriale per il bene e lo sviluppo economico e culturale del paese sarebbe stato di certo il più grande statista della storia, ma a questo ha sempre preferito sbronze di potere liquido; analogamente Nicola ha sempre preferito spogliare belle donne con il suo acume e la sua perspicacia, ognuno fa le scelte che vuole no?
            Ma torniamo a Sandro e Nicola. Dopo aver attraversato mezza Milano in metropolitana giunsero alla catapecchia dove Nicola viveva insieme ad altri 2 poco precisati ragazzi. Sandro aveva abbandonato da poco la vita universitaria per quella lavorativa, ma la tazza del cesso di una casa di universitari uomini è sempre uno spettacolo difficile da dimenticare. Si potrebbe stare ad ammirarla per ore: secoli di evoluzione buttati dalla finestra (perché nel cesso proprio non ci si posson buttare questa volta) per tornare in bocca al vaiolo o forse alla peste bubbonica.
            Dopo una cena più che studentesca a base di piadine riempite con cose a caso (principalmente cose appena scadute) i nostri due protagonisti si misero a chiacchierare del più e del sesso.
“Quindi sta tipa da centro sociale chi sarebbe? Ma non è che ti ho scassato la minchia a star qui stanotte?” disse Sandro sorseggiando della coca cola priva di molecole di gas.
“Ma che dici frocio … non ti preoccupare … comunque non è nessuno … è una che mi piace … ma bo …” e mentre Nicola guardava il soffitto cercando di imbastire una via di fuga dalle classiche domande di Sandro.
“Tranquillo Nicola stavolta non ti chiedo niente di più … ad Antonio l’hai già sentito?” dove Antonio era un amico dei nostri tre protagonisti che dopo una grande crisi mistica/di nervi era finito in una casa di cura proprio a Milano e che domani avrebbero rivisto e avrebbero tentato di portare alla festa di Silvio.
“L’ho sentito qualche settimana fa … ma non ci sta con la testa Sandro … io lascerei stare … non ci sta proprio con la testa … straparla … cazzo mi mette na tristezza a pensare che era un ragazzo tanto sveglio e capace …” e un po’ imbronciato si alzò per versarsi altra coca cola.
“Capita un intoppo nella vita Nicò”
“Si Sandro ma a lui gli si è intoppata la vena della realtà … vabbé noi abbiam battuto la fiacca per anni mentre Antonio sgobbava all’università e la sera lavorava per mantenersi … però cristo … poi succede na cosa del genere e ti passa la voglia … di tutto … non so se ho il coraggio di vederlo …”
“E’ solo un po’ esaurito … siamo ottimisti cazzo … domani andiamo a trovarlo e secondo me ci toglieremo tutte ste paure e troveremo il classico Antonio di sempre … magari finalmente meno di corsa e più rilassato” e così dicendo Sandro finì d’un sorso la sempre più degasata coca cola “E Lucia?” pausa di silenzio, lentamente Nicola alzò gli occhi e “Lucia cosa Sandro?”
“Lucia l’hai sentita?” avendo già capito di aver toccato il tasto dolente di sempre
“No … non l’ho sentita … ma meglio così guarda”.
Lucia era la donna che si era perdutamente innamorata di Nicola e di cui Sandro era stato sempre perdutamente innamorato, vista così la situazione può sembrare complicata, ma il risultato è molto ovvio: Lucia provò di tutto per portare Nicola dentro la sua vita, compreso andare a letto con Sandro (e poi anche Silvio ma questo non lo sa nessuno) per farlo ingelosire. E Nicola niente. Proprio perché sapeva benissimo che Lucia era la classica donna di cui ti innamoravi in un attimo. E lui non voleva amare nessuno, l’amore ti mette vincoli, come quando Gulliver veniva imprigionato dai lillipuziani e imbalsamato come un salame da migliaia di piccole corde beh l’amore ti mette migliaia di piccoli vincoli uno dietro l’altro, così piccoli che non te ne accorgi all’inizio e poi insomma, sei fregato, sei cambiato, sei diverso, meno libero alcuni direbbero e questo periodo è veramente e pesantemente troppo lungo ma dopotutto l’amore non è una cosa che ti lascia senza respiro e Sandro li ricorda bene gli occhi di Lucia quando gli aveva chiesto di Nicola e quegli occhi stavano sullo Zanichelli alla parola amore ed ora lei stava in una comune di fricchettoni a Bologna e non ne avevan saputo più nulla di lei per tutto l’ultimo anno.
“Sei ancora convinto di voler passare a prendere anche lei? Vedi che non ce n’è problemi considerando anche che non si è fatta più sentire …”
“No … no ci andiamo …  non ti preoccupare … il tempo cura tutte le ferite” e questo sappiamo tutti che è una cazzata. Perché il tempo cura le ferite di quelli che voglion guarire, ma quelli che adorano la vista del proprio sangue, grazie proprio al tempo perdono solo la ragione.
A cena finita si stesero sui letti in camera da Nicola: letti è un eufemismo, perché semplicemente Nicola gli aveva ceduto il suo e lui stava dormendo con un materasso in terra. Faceva un freddo incredibile soprattutto considerando fosse inverno e quella casa non avesse riscaldamenti. Appartamento senza contratto di un palazzo di studenti sgarrupato, ma che ve ne parlo a fare? A volte esser studente ti da il senso del limite che il tuo fisico può raggiungere. Vita da favelas.
Nel buio della stanza con un milione di coperte di diverso colore e dimensione la voce di Nicola ruppe il silenzio:”Mi dispiace che Lucia non ti ami”
Silenzio
“A me quasi dispiace che non la ami tu”
“Che risposta del cazzo Sà”
“Mi sa che proprio del cazzo sta risposta non viene fidati”.
L’indomani sveglia presto, valigia di Nicola fatta in 13 secondi con l’unica roba non sporca buttata dentro uno zaino, ma selezione accurata di braccialetti e del profumo; perché come dice sempre Nicola: “il primo impatto sta a livello dei feromoni caro mio! Ed è meglio che quelli miei da perdente non vengano individuati e allora li copro con cento euro di profumo accuratamente scelto!” La figa è scienza.
Salutati i coinquilini con un “oh ci si” quasi come se l’eventuale ritorno fosse sottomesso agli eventi dei prossimi giorni. I nostri due protagonisti si diressero verso la dimora del povero Antonio per vedere se fosse possibile coinvolgerlo in questa impresa degna dell’armata Brancaleone.
Antonio era stato ricoverato presso <<Villa Azzurra>> classico nome di una classica casa di cura privata immersa in un piccolo giardino classico. L’unico cosa dissonante era il colore della villa che si orientava più su di un verde.
“ma perché l’hanno chiamata villa azzurra se è verde” disse Nicola
“Ma che ti frega!? Abbiamo altro a cui pensare”
“No ma sta cosa proprio mi infastidisce glielo devo chiedere se c’è l’occasione”
“Ma non facciamo figure di merda che non abbiamo manco l’autorizzazione dei genitori per portarlo con noi”
“Provo a resistere ma devo saperlo!”
Entrati in ampio ingresso stile palazzo signorile settecentesco sulla destra si trovava la guardiola del custode/accoglienza/luogo di gossip e chiacchericcio vario. Il custode era pure fin troppo classico, col cappello di pelle marrone, i baffi, giocava a solitario con le carte mentre una TV in bianco e nero trasmetteva un film di totò (probabilmente non era in bianco e nero la TV ma solo il film ma il tutto si intonava perfettamente al momento) quello dove lui è un pittore che dipinge il famoso quadro della maya desnuda ma la fa con la camicia per dire che era un inedito e spacciarlo come autentico ritrovato, geniale.
“Mi scusi buongiorno” disse Sandro “Noi saremmo venuti a trovare il signor Antonio D’Arnaldo”
“Ma voi siete pareeenti?” con un accento napoletano che rese il tutto oltre il classicismo, quasi fosse una candid camera.
“No siamo dei cari amici”
“Ah … no lo chiedo non per farmi i cazzi vostri … ma perché abbiamo delle regole … ma non vi preoccupate mo ci mett na buona parola ie con la caposala e vediamo di arrangiare questo incontro … non per vantarmi ma sulla caposala ho un buon ascendente diciamo … siete stati fortunati a trovare a me in guardiooola e non all’altro scimunit … comunque torno subito” e così dicendo mise il cartellino torno subito nel vetro della guardiola che rese il livello di classicismo della situazione quasi insopportabile. L’animo e la vivacità del custode la diceva lunga sul fatto che in questo posto non accadeva mai un cazzo. Quindi la visita di questi due sconosciuti colorava la giornata in bianco e nero, come quello del film di totò che proprio in quel momento mostrava il quadro della maya en camicia, geniale ancora una volta.
Il custode tornò dopo qualche minuto accompagnato da una grassa suora vestita di bianco che sembrava una cometa sia per le dimensioni che per la dose di bianco tessuto che necessitava per coprire le sue cattoliche ed opulente vergogne.
“Voi signori sareste amici del signor D’Arnaldo giusto?” disse squadrandoci.
“Si sorella” disse Sandro con tutto il rispetto che poteva mostrare, <<ci deve tener proprio tanto>> pensò Nicola fissandolo, non che a Nicola non importasse, ma quel posto li e quel dubbio sul color verde del palazzo rispetto al nome villa Azzurra lo mettevano a disagio e poi … e poi c’era Antonio che era un grande punto interrogativo.
“Ascoltate il signor D’Arnaldo è qui da più di un anno e mezzo e ha fatto grandi miglioramenti … non ha più le crisi di panico che aveva all’inizio … ma non voglio che riceva troppa pressione … “ disse in maniera chiara la caposala/suora.
“Guardi noi vorremmo solo vedere come sta tutto qui siamo suoi amici dell’università ed una volta vivevamo tutti insieme e a quando è andato via abbiamo ricevuto poche notizie dai suoi genitori quindi … quindi niente vorremmo vederlo” in quel momento Sandro aveva già realizzato che non sarebbero riusciti a portarlo alla festa di Silvio, ma la curiosità di vedere il loro vecchio amico adesso era grande. Nicola guardava Sandro con un volto del tipo <<te l’avevo detto>> e Sandro annuiva e ammetteva che era stato troppo ottimista.
“Bene seguitemi sta nella sala comune in questo momento” e il trio si congedò dal guardiano che tornò fischiettando <<ohi vita ohi vita mia>> in guardiola concedendo un altro picco di classicismo a questa storia.
“Mi scusi sorella” chiese Nicola “ma come mai questo posto si chiama villa azzurra mentre la palazzina è tutta verde?”
La sorella si voltò sorridendo “Guardi non è da molto che lavoro qui mi dispiace era già verde quando sono arrivata io”
“ah la ringrazio” disse Nicola mentre Sandro lo guardava incazzato
“eh oh ciò sto dubbio Sà mannaggia alla mad …” e Sandro bloccò la blasfemia di Nicola con un calcio in culo.
“eccolo è seduto li su quei divani vicino al finestrone … lasciate che vi introduca” e così dicendo entrarono in una sala enorme quanto il terminal di un aeroporto. Pieno di sedie, tavoli e divani tutti diversi in colori e forme. Giocattoli, lavagne per colorare, giochi da tavolo sparsi dappertutto, carte, bicchieri di plastica. Il posto era pulito ma si vedeva chiaramente che era anche molto frequentato. Qui e la qualche persona seduta in silenzio. Un tipo in un angolo ripeteva le tabelline cantandole ma arrivato a sette per sette si bloccava e ricominciava da quella dell’uno.
“Antonio … ci stanno dei tuoi amici che son venuti a trovarti … amici dell’università … va bene ti va di vederli?” e li seduto in vestaglia di seta, foulard e bicchiere da champagne in mano sebbene pieno di coca cola ci stava Antonio, magro come sempre, profumato come sempre, sembrava che niente, neanche l’esaurimento nervoso l’avesse veramente intaccato. Quello stronzo ottimista, come lo chiamava Silvio. Antonio sotto la pioggia battente a portare le pizze per mantenersi all’università perché aveva litigato con i genitori ricchissimi dato che non voleva fare il medico come il padre bensì il filosofo, e allora contro tutto e tutti la filosofia l’aveva studiata, l’aveva studiata tutta come voleva lui. E c’era rimasto. Beh non era mica colpa della filosofia o della pizzeria se Antonio aveva dato di matto una sera girando come un pazzo con lo scooter e tirando le pizze sui passanti della strada chiusa al traffico e piena di negozi di lusso della città. Si dicesse avesse preso in faccia anche la moglie del sindaco, perché <<se una cosa la devi fare la devi fare bene>> aveva detto Silvio <<anche quando dai di matto, il matto lo devi fare per bene cazzo!>> e Antonio era stato da 110 e lode, come sempre.
Era arrivato a finire la tesi ma a non era riuscito a discuterla quindi alla fine manco il titolo di dottore in filosofia aveva preso. Avevano trovato la tesi stampata in camera sua e sul computer acceso la pagina dei ringraziamenti con la stessa parola ripetuta migliaia di volte:<<bora bora>>. Si il cervello gli era partito per sola andata a bora bora, ma almeno aveva scelto un bel posto, un posto caldo, soleggiato e pieno di tette. Allora i genitori l’avevan preso e rinchiuso a villa Azzurra che poi era verde come già sottolineato.
“falli avvicinare mia cara e portaci degli altri bicchieri ed il migliore dei Bordeaux della mia riserva personale” disse senza neanche voltarsi.
“si va bene” e girandosi verso di noi la suora “venite sedetevi e parlate un pochino” e andò via.
Il primo a sedersi fu Sandro proprio di fronte ad Antonio, mentre Nicola stette in piedi per qualche minuto prima di accomodarsi accanto a Sandro.
“Antonio …. Oh … so Sandro” e mentre Antonio continuava a guardare fuori senza degnarli di nessuna attenzione.
“Antonio … mi riconosci?” e di colpo
“Son pazzo non sono mica scemo Sandro” disse Antonio sorridendo ad entrambi, e dallo sguardo potevi subito capire che non era quello di una volta. Negli occhi mancava quel sorriso che potevi scorgere da chilometri di distanza. Antonio era una pila scarica di quelle che spacciavano per ricaricabili ma se le ri-energizzavi ti duravano solo cinque minuti. Le batterie gliele avevano cambiate ma il voltaggio era quello sbagliato e ad Antonio di vivere non gliene fregava più un cazzo, anche se nessuno aveva capito il perché, quale fosse la causa scatenante.
“Ah … ascolta come va come stai?”
“alla grande … qui si fanno un sacco di conversazioni stimolanti … credo di finir la tesi presto … e discutere … poi dottorato … ricercatore … associato … ordinario e poi ovviamente imperatore” una carriera niente male per un matto.
“Ah … sai che Silvio si è laureato? Stiamo andando io e Nicola alla sua festa … ti piacerebbe venire con noi? Magari possiamo chiedere un permesso ai tuoi e qui ai dottori se dicono che si può che dici?” e mentre Antonio continuava a fissare fuori.
“Chissà se ci sta ancora quella bella ragazza al bar di fronti casa nostra” e fece una pausa bevendo coca cola “era la figlia dei proprietari e stava ogni tanto alla cassa … occhi azzurri … caschetto biondo … era proprio bella … glielo ho sempre voluto dire”
“Beh …” fece Sandro guardando Nicola “boh non lo so magari potremmo scoprirlo insieme”
“No Sandro … adesso è troppo tardi per scoprirlo … andava scoperto in quel momento … ci sono cose che se perdi l’attimo … perdono anche il gusto … e non hai più diritto ad assaggiarle … scadono … muffiscono … scadono … divengono amare” e sta volta li guardava negli occhi a tutti e due con un sorriso un po’ cattivo stampato sul volto poc’anzi sereno.
“Non credi nelle seconde possibilità?” fece Sandro pentendosi di aver intrapreso quel discorso
“E tu ci credi? A me non sembra ce ne siano mai state”
“Vabbeh senti … ti va di venire con noi?”
“Sarebbe bello sai?” aggiunse Nicola prima parola detta da qualche minuto a questa parte.
“Si sarebbe bello ragazzi ma non so … non me la sento” e tornò a guardare fuori
Mentre tornò la suora con una bottiglia di coca cola e dei bicchieri meravigliosi da champagne in cristallo.
“Ecco finalmente servici da bere a tutto spiano che godano anche i miei commensali e commilitoni d’un tempo!” e per cinque minuti ci fu solo silenzio e bollicine e i nostri due protagonisti non sapevano neanche perché fossero venuti.
“Passeggiamo un po’ nel parco?” propose Antonio
“si certo se ti va …” fece Sandro mentre Nicola sottovoce suggeriva di andar via tanto era tempo perso. Passeggiarono nel parco per una ventina di minuti mentre Antonio descriveva la vita li, come ordinata, pulita, una esistenza serena e priva di pressioni, però ogni tanto gli porgeva delle domande particolari
“La fanno ancora quella pizza farcita in quel locale di fronte alla stazione?”
“Ma poi i lavori al dipartimento di Filosofia l’hanno finiti o pure no?”
“Ma Silvio si tromba ancora la tipa dei vegetali e della frutta?”
“Ma le fate ancora quelle visite notturne a quella radio universitaria pirata?”
Frammenti di una vita vissuta per sentito dire. Antonio aveva dedicato al suo progetto da molti osteggiato, criticato, tutta la sua energia privandosi di vivere il momento. Si era ripromesso che poi la vita l’avrebbe vissuta in un secondo tempo, quando ci sarebbero state le condizioni per farlo. Ma ironia della fottuta sorte tutto era andato a puttane e la seconda famosa possibilità non si era neanche presentata. Poi gentilmente li aveva accompagnati al cancello.
“Tornerete ancora a trovarmi?”
“Ma si Antonio certo che torniamo … ma sei sicuro di non voler venire?”
E li Antonio fece una cosa particolare, una lezione di quello che provava dentro ai suoi amici: provò a sforzarsi a superare il limite del cancello e più si avvicinava ad esso più il volto si segnava di dolore, di fatica. Qualche lacrima venne giù mentre Nicola e Sandro rimasero stupiti dinanzi a quella scena.
“Sandro … Nicola … io non riesco a venir fuori da qui … ho troppa paura di quello che mi aspetta … paura delle scelte fatte … paura delle responsabilità non prese … paura delle aspettative di tutto e tutti … ho paura di fallire … di ammettere che ho già fallito … paura dell’amore … e del tempo che passa mentre tu ti consumi come un coglione a portare le pizze sotto la cazzo di pioggia di una città che sembra mangiare solo pizze … solo quelle che consegni tu sotto la cazzo di pioggia capite? Io non posso uscire da qui … non voglio … non potrò mai rientrare nel flusso ora che ho capito … che il flusso della vita … è una grande bugia … non si matura mai si diventa solo anestetizzati … la gioia di un bel tramonto sfuma e si trasforma nella composta euforia che l’acquisto di un nuovo mobile per la tua casa ti dà … la pazzia di una corsa in moto con dietro avvinghiata la tua donna che ti pianta i seni sulla schiena mentre urla nella notte … vengono sostituiti da uno scatto d’anzianità sullo stipendio ed una pacca sulla spalla del tuo sempre uguale datore di lavoro o direttore o che cazzo ne so io … sopra di te avrai sempre qualcuno che ti vomita ordini … e tu l’ingoierai quel vomito per ri-vomitarlo ancora più arricchito in veleno e bile a chi hai sotto di te … una catena alimentare della solitudine e dell’alienazione è questa la vita che ci aspetta ed io … non posso farci parte … mi dispiace per avervi deluso” e così dicendo si voltò per tornare indietro verso l’ingresso della villa Azzurra.
“Antonio … “ urlò Nicola “ma perché cazzo si chiama villa Azzurra se poi è tutta verde me lo sai dire?”
“Il padrone di questo posto era daltonico e fottutamente testardo” disse sorridendo prima di entrare.
“Ah … ora va molto meglio” disse Nicola sereno e così dicendo se ne andarono via.

mercoledì 8 gennaio 2014

mi piacerebbe

mi piacerebbe saper cosa scrivere dopo questa parola
tutto sembrerebbe estremamente chiaro nella mia testa
tanto da infodere una calma mai provata
una serenità
un sorriso ebete post prandiale
con un occhio mezzo chiuso
ed uno mezzo aperto.
Mi piacerebbe esser bravissimo a scriver canzoni
che suscitano emozioni nella gente
per capire principalmente cosa queste cosiddette emozioni siano
e sarebbe anche ora.
Mi piacerebbe non aver paura dell'altezza
per andar più in alto possibile
e goder di quel capogiro che
invece mi gela le palle
ad una temperatura stile pack artico.
Mi piacerebbe giacere su di un letto
di foglie secche
per far un angelo d'autunno come quelli che si fanno
sulla neve d'inverno.
Mi piacerebbe esser uno di quelli/e
che si metton davanti ad un panorama
e lo disegnano.
Mi piacerebbe veder appesi tutti i miei sbagli
come in una mostra fotografica
divisi in sezioni
ordinati per anno
intensità
conseguenze
per rivederli uno ad uno e farmi delle grasse grasse risate.
Mi piacerebbe esser uno di quei tipi silenziosi
misteriosi
carismatici.
Mi piacerebbe aver detto la cosa giusta al momento giusto
almeno una volta
o al più vorrei ricordarmi se l'ho già fatto
perché proprio non mi sovviene.
Mi piacerebbe dare ad una persona che amo
un consiglio proprio giusto
di quelli realizzanti
che senti una scossa nel midollo spinale
balzi in piedi
e prendi a martellate la vita e la riaggiusti.
Mi piacerebbe aver avuto il coraggio
di dire la verità
ad un paio di persone
invece di nascondermi e fuggir via.
Mi piacerebbe aver la forza di ammettere
che il mio unico grande sogno
non so qual'è
ma credo ci sia
cioè sento vibrare delle cose da tempo
ma ho avuto troppi cassetti nella vita
e non ricordo proprio dove l'ho messo
c'era un sorriso mi pare
una risata di donna
si
no
non so.
Mi piacere saper riassumere le cose in poche parole
perché l'eleganza è tutto nella vita
che se ti prude il culo
bisogna aver tanto autocontrollo
per non grattarselo
e sorridere come fossi una pubblicità di un cazzo di detersivo.