E mentre la brace si arrendeva con gli ultimi crepitii, i
nostri tre amici in questa comunione d’intenti che era l’ultima festa
continuavano a discorrer di ciò che muove il loro universo, o meglio di come
loro si muovevano in esso, statico scenario in legno compensato di un teatro di
provincia. Perché seppur è vero che siamo punti proiettati dal niente nel
nulla, è l’azione che ci incornicia, che attira lo sguardo lassù di quello
stronzo creatore (o creatrice), sadico e immutabile, direttore artistico di
questo grande cazzo di fratello che è la vita (che spero vivamente venga
sostituito da qualche replica di Sentieri, grande soap opera farcita di
mignotte di classe): siamo vettori portatori sani di esistenza, ci sommiamo,
sottraiamo e moltiplichiamo per chissà quali <<scalari>> di gioia o
tristezza, ma è il movimento che ci dà un senso, che ci rende per attimi
indefiniti come una stella cadente nel cielo di Agosto, un bagliore improvviso notato
per caso sul cielo stellato di una festa in spiaggia (mentre magari ai nostri
piedi ci sorride una tipa che si è appena immessa nell’autostrada corsia
preferenziale cazzo e ci invita a molte meno filosofiche elucubrazioni). Se non
emettessimo luce mentre viviamo, passeremmo tristemente inosservati, ecco
perché l’essere umano vibra e rotola su se stesso come api in un alveare,
confusamente, randomicamente, insensatamente. Siamo come stupidi gatti che
seguono il pallino rosso del puntino laser, oggetto del nostro desiderio,
obbiettivo della nostra esistenza. Però Sandro, Silvio e Nicola sono persone di
quelle persone che devono per forza dare un senso all’energie spese, che devono
analizzare i significati delle reazioni altrui, che devono sempre capire cosa
cazzo sta succedendo nel loro ritaglio di giornale di universo. E’ proprio per
questo che fino a quel momento avevano trascorso la loro vita a parlarne, della
vita intendo. Contenti loro.
Mentre Sandro pronunciava le ultime parole della sua storia,
Nicola lo guardava privo di alcuna espressione e Silvio se la rideva, con quel
suo sorriso pieno di sarcasmo, atteggiamento che oramai non riusciva ad
abbandonare da tempo, considerando che ogni avvenimento che affrontava poteva di
diritto finire nel cassonetto dell’<<ironia della sorte>>.
A storia terminata nessuno dei due commentò e Sandro ci
rimase un po’ sorpreso, vista la prestazione da lui appena offerta, storia
tenuta cara da tempo e riservata ad un’occasione speciale, come quel buon vino rosso
che aveva fregato anni prima ad un ristorante di cucina tipica italiana gestito
da dei cinesi dove lavorava come cameriere. Ricorda benissimo il suo commento
all’evento “E’ questa è la mia liquidazione”. Poi come i coglioni che sono
avevano aperto quella bottiglia di chianti degli anni sessanta al sapore di
polvere e catacomba per poi accorgersi che chiusa valeva buoni sei-settecento
euro. Ad averlo saputo prima, ossia ad avere un ipotalamo funzionante. Ma
vabbè.
“Non vi suscita nessuna sensazione? Qualche domanda?” disse
Sandro con un volto più che interrogativo.
“E che vuoi commentare? Non siamo mica ad una conferenza”
disse Silvio con la sua dose di strafottenza e cinismo arricchita da una dolce
cantilena nella sua voce dettata dal tasso alcolico ragguardevole.
“A me è piaciuta la storia” disse Nicola voltandosi verso
gli altri due. Era stato distratto dal casino che emanava la casa immersa nel
buio di quel giardino che sapeva di marcio e rosmarino. Si intravedeva Lucia da
una finestra sulla destra sbattuta contro una parete mentre un tipo amico di
amici la baciava con ardore e anche con qualche difficoltà considerando il
pancione. Nicola svuotò le pupille da quella immagine per evitare di attirare l’attenzione
del troppo sensibile Sandro. Era troppo facile capire le intenzioni di quella
donna. Ora era il suo turno di raccontare, e parlare di amore proprio dal suo
pulpito di <<senza cuore>> era ovviamente la scelta più mediocre e
giusta.
“avanti Nicola stupiscimi con la tua dolcezza” disse Silvio
ridendo e tirando sul la bottiglia di vino che aveva appena aperto “scongelami
l’anima e donale con un fiato vita nuova … sapete che l’anima pesa 21 grammi? …
l’ho letto su Cosmopolitan … Sandro quello è l’unico peso che riesci a perdere
quando stai con me no? La dieta dell’anima AHAHAHAH … 21 grammi … l’intera
architettura moderna della spiritualità dentro un fetido scorreggio … 21 grammi
… un slip sgommato di divino” e su la bottiglia ed il fondo come la lente di un
telescopio che scruta la luna o una bella madre di famiglia che si denuda
davanti ad una finestra aperta. Che è meglio della luna, a volte.
“Tu leggi Cosmopolitan?” disse Sandro ironico.
“Sei proprio un frocio fuori dal mondo Sà … tu non hai
capito un cazzo della vita … l’hai solo messa dietro il vetro di una cornice
come un attestato … insieme alla laurea e al dottorato … non hai mai scelto la
via più sporca perché hai paura che il sapone ti scortichi la pelle” e giù un
altro sorso di succo di euforia.
“E’ bello ricevere lezioni di vita da te Silvio … edificante”
disse Sandro sempre più ironico e ovviamente innervosito.
“Non ti incazzare Sà … non ti incazzare … l’importante è
pubblicare la tua scienza … la vita non fa curriculum giusto?” e Silvio nei
suoi occhi fastidiosamente azzurri era sincero mentre lo diceva.
“Si è vero … “ e voltandosi verso Nicola “dai Nicola
raccontaci una storia” disse Sandro intristito.
“Va bene … “ disse Nicola alzandosi di scatto e dirigendosi
verso il barbecue silente “vi racconterò di una cosa a cui ho assistito qualche
mese fa a Milano … la mia non è una storia eccezionale … ma credo che ne valga
la pena di raccontarla … è una storiella … un frammento di una giornata fino a
quel momento inutile … ma sapete che non son bravo a parlare di cose profonde …”
aggiungendo in coro insieme agli altri due
“a parte il mio(tuo) cazzo”
così dicendo si disegnò con la fuliggine un membro art noveau
al centro della fronte segno di estrema PENItenza nei confronti di quella
giuria in pieno scandalo di abusi di ufficio e conflitti di interesse. Dando le
spalle alla finestra dove Lucia continuava a amare <<moltissimo>> e
localmente quello sconosciuto mentre il bimbo dentro se la rideva, Nicola
continuò il suo sermone con un tono molto più dimesso e un fondo di tremore
alla voce, di timidezza, cosa che gli altri due trovarono particolarmente
sorprendente considerato che il soggetto era Nicola.
“insomma …” schiarendosi la voce “qualche tempo fa tornavo
da una festa … dove avevo conosciuto una tipa che poi non c’era stata e quindi
non avendo più un senso la serata me ne stavo tornando a casa … faceva un cazzo
di freddo di quel freddo che se pisci per strada fai tipo la scia di silver
surfer ma di pipì … che poi non ho mai capito che fine facesse sta scia
argentata di quel coglione argentato … secondo me si trovavano detriti d’argento
dappertutto ... magari in polveri sottili … incrementi dei casi di tumore ai
polmoni … boh che supereroe del cazzo … comunque faceva sto freddo bestiale che
tipo mi si appannavano gli occhiali ad ogni respiro … e vedevo sta città
incasinata ma ad intermittenza … e un po’ prima di casa mia … la strada sale
leggermente … di quelle pendenze che manco le senti all’inizio … quasi ci ridi
su e la sottovaluti … ma siccome sta salita dura un po’ alla fine ti sfianca
ugualmente … una pendenza leggera ma infida … e al centro di questa salita
trovo un ragazzo e una ragazza … potevano esser della mia età … e insomma tutti
e due stanno su una sedia a rotelle … cioè ognuno sulla sua di sedia intendo …
lui un bel ragazzo un po’ punkabestia … con i rasta … lei una ragazza magra
magra … beh soprattutto nelle gambe manco a dirlo … e di lei non ricordo altro …
ed è strano perché di solito guardo solo le donne … ma sta volta no … insomma
ci stanno sti due alla luce del classico lampione al sodio giallo malaria … e
lui sorregge lei col braccio destro … cioè ne sorregge la sedia a rotelle … entrambi
stremati e ansimanti … io li avevo scorti già da lontano per quanto vapore buttavano
fuori … insomma stanno praticamente la sfiniti col freno a mano tirato … ma non
filosoficamente ma letteralmente … non lo sapevo mica che le sedie a rotelle
avessero il freno a mano … però poi riflettendoci dai cazzo è logico … e mentre
lui gli dice tipo <<dai riposati un po’ non ti preoccupare non ce n’è
fretta>> … però nella voce già lo sentivi che era triste … quindi sti due
poveri ragazzi erano bloccati la perché la salita leggera ma infida l’aveva
sfiancati in sedia a rotelle … in particolare alla tipa che non riusciva più ad
andare avanti … con le braccia indolenzite per lo sforzo … e il tipo ci stava
di merda perché non poteva spingerla o aiutarla praticamente … cioè tipo
impotente cazzo … allora che fai? Cioè cazzo stai li e vedi sta scena che tipo
mi sfonda la retina di questi due che si amano e son disabili e ci sta la cazzo
di salita leggera ma infida metafora delle fottute difficoltà della vita … e la
tua compagna è sfinita e tu cazzo porca madonna vorresti aiutarla ma non puoi
perché non ne hai la forza e tipo sta scena … sta visione mi irrompe nella vita
di studente arrapato e menefreghista … e tipo una volta che silver surfer
serviva per dare una mano manco si palesa quello stronzo argentato che spero
gli venga un melanoma alla pelle … e tu stai la e vedi questa scena
fastidiosamente significativa e che fai? No dico raga … che fai? Tiri dritto? …
E per quanto possiamo esser qui nel circolo internazionale degli uomini di
merda falliti … relitti di una società che deride le nostre plateali mancanze
non puoi tirar dritto … cioè dai … non puoi … puoi?” facendo una pausa per
rifiatare, mentre adesso la sua voce non tremava più.
“no non puoi” disse Silvio ammutolito mentre Sandro era
rimasto senza parole.
“no infatti … allora mi avvicino piano piano perché comunque
io le gambe ce le ho e son più duttili i movimenti rispetto ad una sedia a
rotelle cigolante che o cammina o non cammina … e voglio credere che mi
facevano male le gambe esattamente come a loro facevano male le braccia solo
che io la forza ce l’avevo di arrivare in cima alla salita … e la tipa no … e
mi avvicino in maniera che comunque i due mi notano e non si spaventino … cioè
con un fare assolutamente non ostile … mi avvicino alle loro vite e la mia
salita diventa parallela alla loro per una volta … e che faccio … gli dico se
hanno bisogno di una mano … e il tipo mi dice con il cazzo di groppo in gola …
e la vergogna degli occhi … che di solito ce la fanno a fare sta salita … ma
sarà il freddo e stasera la sua ragazza proprio non ce la fa … e io gli dico
che sta salita sembra leggera ma è infida alla lunga che mi sfianca anche a me …
e lo dico un po’ perché ti viene naturale avvicinarti alla loro disabilità
dicendo ste cose … gli dico che mi fan male le gambe e non vedo l’ora di stare
a casa al caldo e sul letto … allora la tipa mi sorride e mi ringrazia e
incomincio a spingere la sua carrozzella e cazzo pesa un botto … ma vabbé raga …
ce la faccio a spingerla su mentre il tipo mi sta leggermente dietro e
ansimando ci mette tutto quello che ha per non esser aiutato a sua volta … e io
mica glielo chiedo se ha bisogno di una mano perché siamo uomini e cristo …
insomma lo vedo con la coda nell’occhio che sbuffa vapore e quasi ansimando
sputa fuori l’anima e se pure silver surfer si presentasse riceverebbe un
vaffanculo dal tipo rasta in sedia a rotelle che non ha bisogno di niente e
nessuno che lo aiuti a finire la salita leggera ma infida … e la tipa mi
racconta che sono andati a sta festa e lei e il suo ragazzo si erano divertiti
un sacco … che non era tanto che stavano a Milano e studiavano legge entrambi e
stavano insieme da tempo … dal loro paesino … e io gli dico che son nuovo di
Milano anche … e che mi piace ma a volte non mi piace … insomma scambiamo due chiacchiere
e la tipa è simpatica ma non mi ricordo che volto avesse … se avesse le tette
grosse o piccole e questo raga mi conoscete è strano … ma mi ricordo che il
tipo mi raggiunge e si mette al mio fianco e non si schioda da li neanche piovessero
meteore mentre lo vedo che più che incazzato è triste … perché dai … è chiaro
oramai che l’amore della sua vita potrà aver bisogno di aiuto in mille
situazioni diverse … ma ce n’è saranno alcune che per la gente normale son
pinzillacchere mentre per lui sono abissi … e questo ti spacca in due come
quando mio padre taglia le costolette in negozio … colpo netto e irreversibile …
che se la tipa cade lui la può fissare a terra impotente … provare ad aiutarla
goffamente … ma niente di più … che vorrebbe essere il cazzo di professor Xavier
che con i poteri telecinetici chessò muove le cose!? Cioè non mi ricordo se lo fa Xavier … ma lui
vorrebbe essere Xavier e per la tipa si raderebbe anche a zero tagliandosi i
rasta per avere i poteri telecinetici per aiutarla … ma non si può … insomma
arriviamo in un tempo che sembra lungo ma saranno stati un paio di minuti in
fondo alla salita e la strada poi diventa noiosamente piana in un istante che
ti fa sentire ancora più il dolore alle gamb … agli arti … e adesso i due ragazzi
ridiventano indipendenti … oddio lui lo è sempre stato … e mi ringraziano tanto
… e lui mi ringrazia ma si sente dalla voce che ci sta una merda … e io lo
capisco perché mi ci sento una merda di continuo anche se non lo dico o non lo
do a vedere … perché l’impotenza che sente è quella che sento anche io tutti i
giorni di fronte a tutti questi esperti di vita morte amore e miracoli che mi …
che ci circondano e lo capisco … anche se comunque non lo posso capire fino in
fondo … ne son sicuro che non posso … e loro vanno via … chessò si può dire
camminando? No cioè rotellando che ne so come si dice?! Vabbè si rotellando
mano nella mano e lei mi immagino gli abbia detto di non preoccuparsi e lui
abbia finto di non preoccuparsene di quella scena della salita … e poi io spero
abbiano fatto l’amore e lui cazzo … lui l’abbia fatta gridare di gioia e
godimento … che lui il tipo coi rasta sulla sedia a rotelle che sputava il
vapore abbia ansimato per altri motivi … per scacciare via i pensieri … e io me
ne sono andato a casa e non ho dormito un cazzo … e non ho trombato quella sera
perché la tipa non ci era stata … che si era appena lasciata col ragazzo dopo
una storia lunga e adesso voleva solo divertirsi senza uomini nella sua vita ma
la mano in mezzo alle cosce se l’era fatta mettere ma solo così in maniera
amichevole insomma … anche io vado al bar a farmi toccare il cazzo in maniera
amichevole la mattina … mah … comunque non ho dormito un cazzo perché pensavo …
che quella scena a cui avevo assistito anche se ne ero stato anche protagonista
… altro non era che l’esempio più semplice di cosa credo IO … raga credo io …
umilmente … cosa sia l’amore … tu stai con una tipa che ti ama … e insomma
questa si appoggia a te e tu devi essere un sostegno … e tu diventi parte
integrante anche del suo metabolismo cellulare … tanto a volte è la simbiosi in
una coppia … e niente tu sei la sua cazzo di architrave nelle difficoltà … e io
cazzo no cioè no non voglio essere la colonna di nessuno … non voglio che da me
dipenda nessuno o nessuna … cioè guardatemi … NO! Non voglio crepare in un
letto di ospedale tra gli atroci dolori perché l’amore della tua vita non ha le
palle di lasciarti andare e ti fa fare le peggio chemioradiofottuteterapie del
cazzo per tenerti in vita … cazzo no … vaffanculo all’amore … vaffanculo …”
dando un calcio ad un barattolo in terra di fagioli borlotti.
“Nicola ma cristo ma tralasci tutto quello che c’è di unico
e importante in un rapporto di coppia” disse Sandro interrompendolo “tipo che entri
in una stanza affollata ad una festa e la vedi li bellissima e unica mentre gli
altri sono in bianco e nero … è una cosa incredibile per me … gli amori che
durano per sempre” disse tutto d’un fiato.
“Sandro ma cosa cazzo stai dicendo? Ma quante volte sono
entrato io in una cazzo di stanza e ho visto tutto in bianco e nero e solo lei
a colori bellissima e unica … e la sera dopo lei è diventata in bianco e nero e
un’altra era a colori …. E la sera dopo ancora e ancora … e poi tu ti lasci con
una tipa che l’amore doveva durare per sempre e troverai così come lei troverà
quella stanza dove tutti sono in bianco e nero e ci sta solo un tipo a colori e
in alta definizione … è questo l’amore … una cosa che dura localmente per
sempre Sandro … io l’unica forma di affetto in cui credo … in cui credo di
credere … è il sostegno di un vero amico … che ti sorregge con una sola mano
lungo quella cazzo di salita leggera ma infida che è la vita con l’altra in
tasca per fare il disinvolto e non farsi notare dagli altri che ti sta aiutando
perché non ne vuole di grazie o di premi da miglior amico del mese … perché io
penso che la cosa più difficile al mondo sia fare del bene … perché le buone
azioni ti danno alla testa subito … tipo una droga … e ti ritrovi frate con le
stimmate false e a ravvivare le ferite la sera … o a curare i bisognosi a
Calcutta anche se non vogliono esser curati … il bene fatto veramente bene … di
un amico … voglio credere sia l’unica cosa … buona … e non ho altro da dire …
questa era la mia storia ragazzi” e così dicendo si passava il palmo della mano
sul cazzo di fuliggine disegnato sulla fronte che diveniva ora un disegno
deforme post moderno.
“Adesso ne abbiamo due
di froci nel gruppo … oh andiamo bene” disse Silvio e su la bottiglia verso il
cielo nero e invisibilmente stellato.