sabato 12 gennaio 2013

Confesso

Ciao,
sono io Sebastiano.
In questi 3 anni ho scritto molto su questo blog.
Son cose vomitate dalla mia testa,
senza cura,
senza senso a volte,
senza perché.
Perché si,
per non impazzire,
per non uscire dal seminato.
Son contento se a qualcuno di voi ha fatto piacere leggerle,
se avete riso o vi siete emozionati o immedesimati.
La mia vita in questi ultimi 3 anni è stata bella,
mi son sentito in alcuni momenti vivo, veramente vivo.
Ho amato tanto. Tante persone.
Poi ho amato tantissimo. Poche persone.
Poi ho amato lei.
Ci sono molti riferimenti a lei,
a lei che è un po' in tante cose.
Adesso la mia vita cambierà.
Non so cosa succederà,
ma temo
e ho timore
come l'hai tu
o come lo ha lei,
lei
che
perderò,
pian piano.
Bella merda.
Un bacio a tutti voi.

venerdì 11 gennaio 2013

Come può andar peggio

Non riesco ad immaginare
come potrebbe andar peggio?
Cazzo!
Il problema è che
son sempre stato un tipo fantasioso.
Che fregatura.

Mi immagino
sotto un'altra pioggia.
Acqua
dal sapor
di miniere.
Ciminiere
in lontananza
che son segnali
son sorrisi
solforosi
in un cielo
metilarancio.
Mi pesan le spalle,
mi brucia il tallone
destro.
Lo specchio riflette
uno schizzo di me
ed il carboncino
non mi rende
giustizia.
Ma la verità è
che mi piace
la visione
vissuta di me,
aspiro alla virilità
che non ho
e che fingo di non volere.
Dico una cosa
in quell'istante
che ancora non c'è
ma
ne
sento
già
la dolce ironia.

giovedì 10 gennaio 2013

So far ridere

So far ridere
SBADABOOM!
son stronzate costellate in crostate affettate
son bugie su elegie di misogini tranvie
Miao?
Mia OH!
Ah va bene
esclamazione con vista pene!
E allora andiam dentro
nell'entrare son portento
or mi duole un legamento
ancorato ad un sentimento
Amore?
A MORE!
Ah va bene
esclamazione con vista bosco!
Mi son mosso in modo losco
Chiosco, bosco, fosco,
la zanzara non ha zanzaro
e la mosca non ha il mosco!
Mosco....mozzo....tozzo....
la marineria è cosa seria
esser basso non è fessèria
mi nascondo negli anfratti
poche parole e tanti fatti.

ho famuzza

Or mi faccio la crostata
in terza riga nominata,
ma la cuocio poco....è cruda....
Si, io non voglio che s'illuda.


mercoledì 9 gennaio 2013

Due volte l'anno

La luce del mattino non bastava neanche a distinguere un elefante da un barattolo di salsa, mentre Brunello assonnato si dirigeva verso il cantiere, sbuffando vapore nel freddo di un giorno non identificabile che chiameremo Giovesabatodì 34 Settembraiogno di un anno inconsistente del non-Signore.
Aveva finito latte e biscotti e allora decise prima di prendere il pulman di far colazione al bar vicino alla fermata:"facciamo i signori!" pensò odorandosi le ascelle per vedere se la doccia di ier sera avesse sfondato il muro del tempo che la nott....va insomma per controllare se puzzasse oppure no.
La colazione
è una orazione
al tempo
ci si può perdere in chiacchere
sul calcio
sul bosforo
sulle metereologiche condizioni
che rendon il governo
passibile del reato di furto,
si può star in silenzio
e fissar il cappuccino
rilassarsi
dallo stato schiumoso
al suo stato di calma piatta,
la si può fare in 3 minuti esatti
con lo sguardo duro
e orologio-apprensivo-contemplante
di chi sta sprecando tempo/denaro
nel frattempo.
La colazione al bar
è il luogo dove
la vera costituzione
di questa repubblica
delle banane importate
è stata scritta!
Appena dentro si sentì come nel mercato del Cairo: caos, chiacchere, TIN TIN di sottobicchieri e tazze che si scontravano come molecole, come api di un alveare troppo stretto, persone diverse nello stesso posto per fare la stessa cosa in modo diverso. Ognuno ha i suoi gusti al bar: con poca schiuma, in tazza grande (come la canzone di Dalla), al vetro, macchiato freddo, con poca marmellata, vuoto (VUOTO!? ma vai a fare la dieta da un'altra parte!), no il cornetto la sfoglia grazie, prendo solo un caffé (poi mangi la merda delle macchinette distributrici a lavoro, mafallafinita).
Oh cornetto alla crema
sei degno di proferir parola
mi approfitterol di te
ancora una volta
la tua crema calda
sarà porno di me
sarò la tua nuova casa
sarai il detonatore
della mia felicità istantanea.
Nel trambusto del bar bisogna farsi valere per ordinare:
1)ignorare la scritta "munirsi di scontrino alla cassa prima"
2)fare breccia del muro di persone che ricoprono il bancone come una barriera corallina, come la membrana di una cellula, in doppio strato personeciccionelipidico e farlo con tutti i mezzi: in guerra in amore e al bar valgono tutti gli espedienti!
3)parlare chiaro come per una dichiarazione dinanzi ad un giudice: i veri uomini ordinano, e tutto viene compreso in un unica serie di suoni maestosi.
4)difendi la tua posizione, il tuo zucchero e la tua pasta dolce fino in fondo oppure nell'indecisione levati dai coglioni e vai a trovar posto nei tavolini degli eletti (quando ci sono), ma queste son scelte oculate, come muovere la fanteria leggera sul crinale o farglielo aggirare a Waterloo.
5)paga, e se sei arrivato vivo fin qui ricevi una onorificienza dallo stato.
Brunello fatta breccia fu respinto da un "e ma scuuuuuusiiiiiiiii ci son prima io NON SALTIAMO LA FILA!"
e fu sputato fuori e bandito dal bancone; una volta penetrato dopo 10 minuti di spintoni ascese al cielo e "deve fare lo scontrino prima" e fu bandito nuovamente, non aveva neanche aperto bocca. Dopo lo scontrino fatidico, col cornetto con la crema che raffreddava nelle sue mani (si mangiano rigorosamente contemporaneamente alla bevizionegoduriosa del cappuccino) sfondò l'artiglieria comandata da un maresciallo del carabinieri e altri suoi colleghi e quando la divinità del barista gli porse attenzione (hai esattamente 15 millisecondi per ordinare prima che qualcuno ti sovrasti o lui si volti da un'altra parte più meritevole di attenzione) disse "un cappcpccncinno" che fu tradotto in un caffé al vetro in tazza grande macchiato freddo. Aveva fallito. Bestemmie interne. Cornetto freddo. 5 Maggio delle colazioni per mantenerci sulle metafore Napoleoniche, oggi era morta la colazione e le palle sventolavano roteando al vento al posto di salici piangenti o fronde d'alberi.
Poi assistette alla scena.
Un vecchio pomposamente vestito, seduto al tavolo dei potenti
veniva servito da un aiuto-aiuto-aiuto barista (piuttosto avanti in età considerando il rango)
mentre il vecchio avvocato/dottore/gradi alti delle forze dell'ordine/politico
offriva colazioni a destra e a manca
venendo ringraziato
stringendo mani
salutando gente per NOME
un tripudio italiano!
una scena da parlamento
da comizio
urlato
dalla balconata di un palazzo romano
osannato dallo sventolare di cornetti.
L'aiuto...........barista porta il resto
dopo un difficile conto considerando
la banconota da cento euro e le imprecisate
paste/cappuccini/caffé offerti
da questo esponente della alta società
prossimo probabilmente alla santità
già beato di certo
Pio avvocato Pio maresciallo
Il resto consisteva in monete oltre che in banconote
"MA NOOO ma che ci faccio co ste monete!?!?"
"NOOO prendile tu dai le vuoi no?"
il pezzente essere in divisa da barista prende
un euro dal mucchio di monete
pausa
"NE VUOI ANCORA?" urlando con nobiltà
"E PRENDI DAI...." con un gesto papale
ignorando in parte l'uomo fa cadere delle monete in terra.
Brunello si china ad aiutare l'uomo a raccoglierle.
"Ah grazie mille non si preoccupi" timidamente disse
senza nemmeno guardarlo in volto.
"AH NO per te NON C'E' NIENTE ho già dato oggi!"
riferito a Brunello in tuta da muratore/operaio
e giù risate con altri della sua stirpe, ombre eclissate
sullo sfondo comunque.
Ed ecco qui arrivati al dunque.
Sol 2 volte l'anno Brunello dimostra
un flebile orgoglio
figlio del suo sangue
nipote delle ossa
che sa di legno e pietra.
"Lei non è neanche capace di dare una mancia lo sa vero?"
disse scandendo ogni lettera, ogni parola.
Il trambusto si affievolì d'improvviso.
Il duca ed il pezzente si fissarono
negli occhi in quell'attimo
di pura democrazia
di pura irriverenza
di pura lotta di classe!?
"MA CHI CAZZO SEI ma COME TI PERMETTI?"
sbraitando con tutta la nobiltà che non ha mai avuto
"Non sono nessuno
ma
lei
è
il vero pezzente qui"
Così dicendo Brunello si volta ed esce via.

domenica 6 gennaio 2013

Quella notte di nebbia e amore

Una notte m'innamorai.
La nebbia avvolgeva tutto
e componeva
carezze d'acqua
sul mio volto
impertinente
di studente.
Sfrecciavo veloce
così tanto
che lampo dinanzi a me ne fu sorpassato e mi mostroò il dito medio
"BASTAAAAAARDOO!!! Non si sorpassa a destra"
lampo ligio alle regole.
Ma io no,
perché quella notte
correvo,
fuggivo dall'eco
di una vita morbida.
Quella notte avevo te
e solo te,
avvinghiata al mio corpo
e come le radici di un albero
le tue dita e le tue mani
eran dentro il mio petto
ed il mio sangue pulsava nelle tue vene
ed il tuo sangue pulsava nei miei lombi
ed il mio sentimento era il tuo sentimento
e tutto PER DIO
tornava.
Tornava come un'equazione
senza incognite.
La nebbia sembravan piume
di passerotti fantasma
ed il cinguettio
era il vento gelido,
ma a noi non fregava un cazzo,
del freddo,
dell'esame fallito,
della riga sulla vespa nuova,
del governo Prodi,
della guerra
oddio ci dispiaceva per la guerra,
ma vabbé l'amore era un lasciapassare
per l'istante di felicità
che vivevamo,
e le tue labbra sapevano
di mentadent
e le mie di colgate,
e la tua pelle di crema corpo nivea,
messaggi promozionali fissati in ricordi
ed erezioni
ed i battiti e le mani ladre di epitelio bollente.
L'amore è tutto, quando è ogni cosa
e tu divieni la tela
e la vita è un disegno
ed io che non ho mai saputo disegnare neanche quella fottutta natura morta che mi obbligavano a fare alle medie, io dipingevo come una stampate a getto d'amore.
La notte di nebbia,
profumava di te,
Giulia.

mercoledì 2 gennaio 2013

martedì 1 gennaio 2013

a mala pena ping

dopotutto è la stasi che regola
la vita di una persona.
Il benessere raggiunto
o
ereditato.
L'amore certo
o
la certezza
che dà l'amore.
Rumore leggero,
come bacchettate
di un maestro
sulle mani dell'alunno,
mai alunna, sempre alunno.
Ping....pong.....ping.....pong.
Fa eco in una fredda sala.
"quante volte te l'ho detto?
mille e mille
e tu mai! Non mi hai mai
ascoltato!"
sbattendo il pugno su di una
scrivania ricavata da un vecchio
banco di scuola.
"Potevi contare su di me....
non l'hai fatto
mi ferisce
ma è una tua scelta...
non è un problema...
sei sempre stato come un figlio
per me
Brunello"
ping pong ping pong ping pong
Brunello tace con un mezzo sorriso
non uno intero,
solo mezzo,
mentre ascolta il suo vecchio
maestro di tennis da tavolo,
sport nel quale
aveva un discreto successo.
Il tennis da tavolo
è
un concentrato di vita,
una casa delle bambole di
movimenti veloci,
una simulazione velocizzata
del metabolismo della società
e quindi di un individuo.
Non c'è tempo da perdere,
tutto è CONCENTRATO/ZIONE.
"Ricordati cosa ti ho insegnato
Il movimento deve essere breve
ma sicuro...
piccolo....impercettibile
MA
privo di dubbi....
la vita non è così
Brunello mio
si sbaglia
tanto
di continuo
MA
come nel gioco
l'immobilità
si paga
Hai pagato la tua immobilità!
L'avremmo pagata tutti....
forse io più di te chissà!?
Ma non si deve rispondere
al crollo
con l'immobilità....
hai pagato due volte così....
ma è umano Brunello mio....
figlio mio....
è umano...
ma adesso non conta più....
se sei qui adesso....
QUI ci sei venuto camminando..."
Brunello aggiunge il resto del sorriso
al mezzo anticipato.
Un nuovo anno?
Una nuova vita?
Crede di averne la forza,
ma in fondo ancora
non ne ha la volontà.
"Giulia è ancora viva..."
E il suo volto assume
un contorno
deciso
afferma con decisione ciò che dice
lo timbra lo sigla lo firma lo marca
lo urla....perché ne ha bisogno.
"E tu? Che cazzo sei?
E tu? Se non fossi qui?
E ti muovessi un po'
e respirassi....
direi che sei morto Brunello....
PERCHE' LA STASI....
l'immobilità...ti ha preso....
perché credi che il mondo
ti abbia preso tutto...
Giulia è li dove è sempre stata
ma tu dove cazzo sei?"
"Sono qui....io sono qui adesso..."
E il maestro alzandosi
con i palmi forti di uomo
sbattuti sul tavolo cigolante
"E' questa l'unica cosa
giusta che hai fatto...
esser qui....Lunedì
ricominci ad allenarti..."
Ed una abbraccio forte
celebra il tutto
pacche sulle sue spalle.
Pacche che vanno contro
l'immobilità.
Colpi che alzan polvere.
Dove di polvere c'è ne tanta.