domenica 19 gennaio 2014

Frammento di futuro n°2

E mentre la brace si arrendeva con gli ultimi crepitii, i nostri tre amici in questa comunione d’intenti che era l’ultima festa continuavano a discorrer di ciò che muove il loro universo, o meglio di come loro si muovevano in esso, statico scenario in legno compensato di un teatro di provincia. Perché seppur è vero che siamo punti proiettati dal niente nel nulla, è l’azione che ci incornicia, che attira lo sguardo lassù di quello stronzo creatore (o creatrice), sadico e immutabile, direttore artistico di questo grande cazzo di fratello che è la vita (che spero vivamente venga sostituito da qualche replica di Sentieri, grande soap opera farcita di mignotte di classe): siamo vettori portatori sani di esistenza, ci sommiamo, sottraiamo e moltiplichiamo per chissà quali <<scalari>> di gioia o tristezza, ma è il movimento che ci dà un senso, che ci rende per attimi indefiniti come una stella cadente nel cielo di Agosto, un bagliore improvviso notato per caso sul cielo stellato di una festa in spiaggia (mentre magari ai nostri piedi ci sorride una tipa che si è appena immessa nell’autostrada corsia preferenziale cazzo e ci invita a molte meno filosofiche elucubrazioni). Se non emettessimo luce mentre viviamo, passeremmo tristemente inosservati, ecco perché l’essere umano vibra e rotola su se stesso come api in un alveare, confusamente, randomicamente, insensatamente. Siamo come stupidi gatti che seguono il pallino rosso del puntino laser, oggetto del nostro desiderio, obbiettivo della nostra esistenza. Però Sandro, Silvio e Nicola sono persone di quelle persone che devono per forza dare un senso all’energie spese, che devono analizzare i significati delle reazioni altrui, che devono sempre capire cosa cazzo sta succedendo nel loro ritaglio di giornale di universo. E’ proprio per questo che fino a quel momento avevano trascorso la loro vita a parlarne, della vita intendo. Contenti loro.
Mentre Sandro pronunciava le ultime parole della sua storia, Nicola lo guardava privo di alcuna espressione e Silvio se la rideva, con quel suo sorriso pieno di sarcasmo, atteggiamento che oramai non riusciva ad abbandonare da tempo, considerando che ogni avvenimento che affrontava poteva di diritto finire nel cassonetto dell’<<ironia della sorte>>.
A storia terminata nessuno dei due commentò e Sandro ci rimase un po’ sorpreso, vista la prestazione da lui appena offerta, storia tenuta cara da tempo e riservata ad un’occasione speciale, come quel buon vino rosso che aveva fregato anni prima ad un ristorante di cucina tipica italiana gestito da dei cinesi dove lavorava come cameriere. Ricorda benissimo il suo commento all’evento “E’ questa è la mia liquidazione”. Poi come i coglioni che sono avevano aperto quella bottiglia di chianti degli anni sessanta al sapore di polvere e catacomba per poi accorgersi che chiusa valeva buoni sei-settecento euro. Ad averlo saputo prima, ossia ad avere un ipotalamo funzionante. Ma vabbè.
“Non vi suscita nessuna sensazione? Qualche domanda?” disse Sandro con un volto più che interrogativo.
“E che vuoi commentare? Non siamo mica ad una conferenza” disse Silvio con la sua dose di strafottenza e cinismo arricchita da una dolce cantilena nella sua voce dettata dal tasso alcolico ragguardevole.
“A me è piaciuta la storia” disse Nicola voltandosi verso gli altri due. Era stato distratto dal casino che emanava la casa immersa nel buio di quel giardino che sapeva di marcio e rosmarino. Si intravedeva Lucia da una finestra sulla destra sbattuta contro una parete mentre un tipo amico di amici la baciava con ardore e anche con qualche difficoltà considerando il pancione. Nicola svuotò le pupille da quella immagine per evitare di attirare l’attenzione del troppo sensibile Sandro. Era troppo facile capire le intenzioni di quella donna. Ora era il suo turno di raccontare, e parlare di amore proprio dal suo pulpito di <<senza cuore>> era ovviamente la scelta più mediocre e giusta.
“avanti Nicola stupiscimi con la tua dolcezza” disse Silvio ridendo e tirando sul la bottiglia di vino che aveva appena aperto “scongelami l’anima e donale con un fiato vita nuova … sapete che l’anima pesa 21 grammi? … l’ho letto su Cosmopolitan … Sandro quello è l’unico peso che riesci a perdere quando stai con me no? La dieta dell’anima AHAHAHAH … 21 grammi … l’intera architettura moderna della spiritualità dentro un fetido scorreggio … 21 grammi … un slip sgommato di divino” e su la bottiglia ed il fondo come la lente di un telescopio che scruta la luna o una bella madre di famiglia che si denuda davanti ad una finestra aperta. Che è meglio della luna, a volte.
“Tu leggi Cosmopolitan?” disse Sandro ironico.
“Sei proprio un frocio fuori dal mondo Sà … tu non hai capito un cazzo della vita … l’hai solo messa dietro il vetro di una cornice come un attestato … insieme alla laurea e al dottorato … non hai mai scelto la via più sporca perché hai paura che il sapone ti scortichi la pelle” e giù un altro sorso di succo di euforia.
“E’ bello ricevere lezioni di vita da te Silvio … edificante” disse Sandro sempre più ironico e ovviamente innervosito.
“Non ti incazzare Sà … non ti incazzare … l’importante è pubblicare la tua scienza … la vita non fa curriculum giusto?” e Silvio nei suoi occhi fastidiosamente azzurri era sincero mentre lo diceva.
“Si è vero … “ e voltandosi verso Nicola “dai Nicola raccontaci una storia” disse Sandro intristito.
“Va bene … “ disse Nicola alzandosi di scatto e dirigendosi verso il barbecue silente “vi racconterò di una cosa a cui ho assistito qualche mese fa a Milano … la mia non è una storia eccezionale … ma credo che ne valga la pena di raccontarla … è una storiella … un frammento di una giornata fino a quel momento inutile … ma sapete che non son bravo a parlare di cose profonde …” aggiungendo in coro insieme agli altri due
“a parte il mio(tuo) cazzo”
così dicendo si disegnò con la fuliggine un membro art noveau al centro della fronte segno di estrema PENItenza nei confronti di quella giuria in pieno scandalo di abusi di ufficio e conflitti di interesse. Dando le spalle alla finestra dove Lucia continuava a amare <<moltissimo>> e localmente quello sconosciuto mentre il bimbo dentro se la rideva, Nicola continuò il suo sermone con un tono molto più dimesso e un fondo di tremore alla voce, di timidezza, cosa che gli altri due trovarono particolarmente sorprendente considerato che il soggetto era Nicola.
“insomma …” schiarendosi la voce “qualche tempo fa tornavo da una festa … dove avevo conosciuto una tipa che poi non c’era stata e quindi non avendo più un senso la serata me ne stavo tornando a casa … faceva un cazzo di freddo di quel freddo che se pisci per strada fai tipo la scia di silver surfer ma di pipì … che poi non ho mai capito che fine facesse sta scia argentata di quel coglione argentato … secondo me si trovavano detriti d’argento dappertutto ... magari in polveri sottili … incrementi dei casi di tumore ai polmoni … boh che supereroe del cazzo … comunque faceva sto freddo bestiale che tipo mi si appannavano gli occhiali ad ogni respiro … e vedevo sta città incasinata ma ad intermittenza … e un po’ prima di casa mia … la strada sale leggermente … di quelle pendenze che manco le senti all’inizio … quasi ci ridi su e la sottovaluti … ma siccome sta salita dura un po’ alla fine ti sfianca ugualmente … una pendenza leggera ma infida … e al centro di questa salita trovo un ragazzo e una ragazza … potevano esser della mia età … e insomma tutti e due stanno su una sedia a rotelle … cioè ognuno sulla sua di sedia intendo … lui un bel ragazzo un po’ punkabestia … con i rasta … lei una ragazza magra magra … beh soprattutto nelle gambe manco a dirlo … e di lei non ricordo altro … ed è strano perché di solito guardo solo le donne … ma sta volta no … insomma ci stanno sti due alla luce del classico lampione al sodio giallo malaria … e lui sorregge lei col braccio destro … cioè ne sorregge la sedia a rotelle … entrambi stremati e ansimanti … io li avevo scorti già da lontano per quanto vapore buttavano fuori … insomma stanno praticamente la sfiniti col freno a mano tirato … ma non filosoficamente ma letteralmente … non lo sapevo mica che le sedie a rotelle avessero il freno a mano … però poi riflettendoci dai cazzo è logico … e mentre lui gli dice tipo <<dai riposati un po’ non ti preoccupare non ce n’è fretta>> … però nella voce già lo sentivi che era triste … quindi sti due poveri ragazzi erano bloccati la perché la salita leggera ma infida l’aveva sfiancati in sedia a rotelle … in particolare alla tipa che non riusciva più ad andare avanti … con le braccia indolenzite per lo sforzo … e il tipo ci stava di merda perché non poteva spingerla o aiutarla praticamente … cioè tipo impotente cazzo … allora che fai? Cioè cazzo stai li e vedi sta scena che tipo mi sfonda la retina di questi due che si amano e son disabili e ci sta la cazzo di salita leggera ma infida metafora delle fottute difficoltà della vita … e la tua compagna è sfinita e tu cazzo porca madonna vorresti aiutarla ma non puoi perché non ne hai la forza e tipo sta scena … sta visione mi irrompe nella vita di studente arrapato e menefreghista … e tipo una volta che silver surfer serviva per dare una mano manco si palesa quello stronzo argentato che spero gli venga un melanoma alla pelle … e tu stai la e vedi questa scena fastidiosamente significativa e che fai? No dico raga … che fai? Tiri dritto? … E per quanto possiamo esser qui nel circolo internazionale degli uomini di merda falliti … relitti di una società che deride le nostre plateali mancanze non puoi tirar dritto … cioè dai … non puoi … puoi?” facendo una pausa per rifiatare, mentre adesso la sua voce non tremava più.
“no non puoi” disse Silvio ammutolito mentre Sandro era rimasto senza parole.
“no infatti … allora mi avvicino piano piano perché comunque io le gambe ce le ho e son più duttili i movimenti rispetto ad una sedia a rotelle cigolante che o cammina o non cammina … e voglio credere che mi facevano male le gambe esattamente come a loro facevano male le braccia solo che io la forza ce l’avevo di arrivare in cima alla salita … e la tipa no … e mi avvicino in maniera che comunque i due mi notano e non si spaventino … cioè con un fare assolutamente non ostile … mi avvicino alle loro vite e la mia salita diventa parallela alla loro per una volta … e che faccio … gli dico se hanno bisogno di una mano … e il tipo mi dice con il cazzo di groppo in gola … e la vergogna degli occhi … che di solito ce la fanno a fare sta salita … ma sarà il freddo e stasera la sua ragazza proprio non ce la fa … e io gli dico che sta salita sembra leggera ma è infida alla lunga che mi sfianca anche a me … e lo dico un po’ perché ti viene naturale avvicinarti alla loro disabilità dicendo ste cose … gli dico che mi fan male le gambe e non vedo l’ora di stare a casa al caldo e sul letto … allora la tipa mi sorride e mi ringrazia e incomincio a spingere la sua carrozzella e cazzo pesa un botto … ma vabbé raga … ce la faccio a spingerla su mentre il tipo mi sta leggermente dietro e ansimando ci mette tutto quello che ha per non esser aiutato a sua volta … e io mica glielo chiedo se ha bisogno di una mano perché siamo uomini e cristo … insomma lo vedo con la coda nell’occhio che sbuffa vapore e quasi ansimando sputa fuori l’anima e se pure silver surfer si presentasse riceverebbe un vaffanculo dal tipo rasta in sedia a rotelle che non ha bisogno di niente e nessuno che lo aiuti a finire la salita leggera ma infida … e la tipa mi racconta che sono andati a sta festa e lei e il suo ragazzo si erano divertiti un sacco … che non era tanto che stavano a Milano e studiavano legge entrambi e stavano insieme da tempo … dal loro paesino … e io gli dico che son nuovo di Milano anche … e che mi piace ma a volte non mi piace … insomma scambiamo due chiacchiere e la tipa è simpatica ma non mi ricordo che volto avesse … se avesse le tette grosse o piccole e questo raga mi conoscete è strano … ma mi ricordo che il tipo mi raggiunge e si mette al mio fianco e non si schioda da li neanche piovessero meteore mentre lo vedo che più che incazzato è triste … perché dai … è chiaro oramai che l’amore della sua vita potrà aver bisogno di aiuto in mille situazioni diverse … ma ce n’è saranno alcune che per la gente normale son pinzillacchere mentre per lui sono abissi … e questo ti spacca in due come quando mio padre taglia le costolette in negozio … colpo netto e irreversibile … che se la tipa cade lui la può fissare a terra impotente … provare ad aiutarla goffamente … ma niente di più … che vorrebbe essere il cazzo di professor Xavier che con i poteri telecinetici chessò muove le cose!?  Cioè non mi ricordo se lo fa Xavier … ma lui vorrebbe essere Xavier e per la tipa si raderebbe anche a zero tagliandosi i rasta per avere i poteri telecinetici per aiutarla … ma non si può … insomma arriviamo in un tempo che sembra lungo ma saranno stati un paio di minuti in fondo alla salita e la strada poi diventa noiosamente piana in un istante che ti fa sentire ancora più il dolore alle gamb … agli arti … e adesso i due ragazzi ridiventano indipendenti … oddio lui lo è sempre stato … e mi ringraziano tanto … e lui mi ringrazia ma si sente dalla voce che ci sta una merda … e io lo capisco perché mi ci sento una merda di continuo anche se non lo dico o non lo do a vedere … perché l’impotenza che sente è quella che sento anche io tutti i giorni di fronte a tutti questi esperti di vita morte amore e miracoli che mi … che ci circondano e lo capisco … anche se comunque non lo posso capire fino in fondo … ne son sicuro che non posso … e loro vanno via … chessò si può dire camminando? No cioè rotellando che ne so come si dice?! Vabbè si rotellando mano nella mano e lei mi immagino gli abbia detto di non preoccuparsi e lui abbia finto di non preoccuparsene di quella scena della salita … e poi io spero abbiano fatto l’amore e lui cazzo … lui l’abbia fatta gridare di gioia e godimento … che lui il tipo coi rasta sulla sedia a rotelle che sputava il vapore abbia ansimato per altri motivi … per scacciare via i pensieri … e io me ne sono andato a casa e non ho dormito un cazzo … e non ho trombato quella sera perché la tipa non ci era stata … che si era appena lasciata col ragazzo dopo una storia lunga e adesso voleva solo divertirsi senza uomini nella sua vita ma la mano in mezzo alle cosce se l’era fatta mettere ma solo così in maniera amichevole insomma … anche io vado al bar a farmi toccare il cazzo in maniera amichevole la mattina … mah … comunque non ho dormito un cazzo perché pensavo … che quella scena a cui avevo assistito anche se ne ero stato anche protagonista … altro non era che l’esempio più semplice di cosa credo IO … raga credo io … umilmente … cosa sia l’amore … tu stai con una tipa che ti ama … e insomma questa si appoggia a te e tu devi essere un sostegno … e tu diventi parte integrante anche del suo metabolismo cellulare … tanto a volte è la simbiosi in una coppia … e niente tu sei la sua cazzo di architrave nelle difficoltà … e io cazzo no cioè no non voglio essere la colonna di nessuno … non voglio che da me dipenda nessuno o nessuna … cioè guardatemi … NO! Non voglio crepare in un letto di ospedale tra gli atroci dolori perché l’amore della tua vita non ha le palle di lasciarti andare e ti fa fare le peggio chemioradiofottuteterapie del cazzo per tenerti in vita … cazzo no … vaffanculo all’amore … vaffanculo …” dando un calcio ad un barattolo in terra di fagioli borlotti.
“Nicola ma cristo ma tralasci tutto quello che c’è di unico e importante in un rapporto di coppia” disse Sandro interrompendolo “tipo che entri in una stanza affollata ad una festa e la vedi li bellissima e unica mentre gli altri sono in bianco e nero … è una cosa incredibile per me … gli amori che durano per sempre” disse tutto d’un fiato.
“Sandro ma cosa cazzo stai dicendo? Ma quante volte sono entrato io in una cazzo di stanza e ho visto tutto in bianco e nero e solo lei a colori bellissima e unica … e la sera dopo lei è diventata in bianco e nero e un’altra era a colori …. E la sera dopo ancora e ancora … e poi tu ti lasci con una tipa che l’amore doveva durare per sempre e troverai così come lei troverà quella stanza dove tutti sono in bianco e nero e ci sta solo un tipo a colori e in alta definizione … è questo l’amore … una cosa che dura localmente per sempre Sandro … io l’unica forma di affetto in cui credo … in cui credo di credere … è il sostegno di un vero amico … che ti sorregge con una sola mano lungo quella cazzo di salita leggera ma infida che è la vita con l’altra in tasca per fare il disinvolto e non farsi notare dagli altri che ti sta aiutando perché non ne vuole di grazie o di premi da miglior amico del mese … perché io penso che la cosa più difficile al mondo sia fare del bene … perché le buone azioni ti danno alla testa subito … tipo una droga … e ti ritrovi frate con le stimmate false e a ravvivare le ferite la sera … o a curare i bisognosi a Calcutta anche se non vogliono esser curati … il bene fatto veramente bene … di un amico … voglio credere sia l’unica cosa … buona … e non ho altro da dire … questa era la mia storia ragazzi” e così dicendo si passava il palmo della mano sul cazzo di fuliggine disegnato sulla fronte che diveniva ora un disegno deforme post moderno.
“Adesso ne abbiamo due di froci nel gruppo … oh andiamo bene” disse Silvio e su la bottiglia verso il cielo nero e invisibilmente stellato.

Nessun commento:

Posta un commento