venerdì 24 settembre 2010

Ciò in cui credo...

Riflettevo sui non più tanto recenti atteggiamenti del nostro attuale governo nei confronti del mondo dell'università, e comunque dell'istruzione in generale. E' profondamente doloroso per me constatare che tutto ciò avvenga nel paese che amo. La cosa senz'altro più dolorosa è realizzare che probabilmente tutto ciò che avviene in sede istituzionale altro non è che lo specchio della volontà popolare. Se fermi "l'uomo della strada" e gli chiedi "Che ne pensa dei tagli all'università o della riforma sui ricercatori?" nel 50% dei casi ti dirà "Ricerca ché?" cioè totale disinformazione; nel 40% ti dirà "Sono d'accordo, di certo non è così che si aumenta la ricchezza del paese....producendo FUMO!". Forse un 10% più informato avrà qualcosa da dire che non sia il classico stereotipo "Diamo più soldi alle pensioni". Altra cosa importante, mi è stato segnalato che non si può scindere il discorso della protesta dei ricercatori, oramai divenuto degli atenei (almeno sulla carta ovviamente) da qualunque discorso politico. E' qui signori mi permetto di dissentire fortemente: la politica con la vicenda dell'università non c'entra un cavolo o almeno non dovrebbe c'entrarci. Io combatto contro l'oggettiva realtà del non far approvare il decreto Gelmini, che poi non sia d'accordo con altre cose fatte dallo stesso governo questo è tutta un'altra storia, quindi sarei molto grato di non vedere in un'assemblea di facoltà la sfilza dei militanti di "sinistra per" che sputano su quelli di ateneo studenti o organizzano comitati di protesta che non servono ad un emerita ceppa. Nelle loro parole non posso fare altro che intravedere le stesse parole dei politici che tanto disprezzano...e cioè? Solo parole. Non è tempo di far politica e soprattutto non è tempo di parlare parlare e parlare. Scenderemo in piazza e il governo riderà delle nostre urla come ha fatto altre volte. Siamo solo una piccola parte in questo paese che crede che la libera università e la libera ricerca siano alla base del benessere culturale di uno stato moderno, e che rappresentino le basi per lo sviluppo tecnologico del paese futuro. Ciò in cui credo per molti non conta un cazzo, ma continuo a crederci e lo farò anche quando sarò costretto ad andar via per realizzare il mio sogno, sogno che ho dovuto ritoccare più e più volte per adattarlo alla realtà dei nostri giorni.

3 commenti:

  1. Giusto per.
    http://www.gravita-zero.org/2010/09/cosa-fa-un-ricercatore.html

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  2. eccone un altro che non vuole bandiere sulle assemblee e sulle manifestazioni (da fare) contro il ddl gelmeini. come se fosse possibile scindere l'impianto ideologico che sta dietro il ddl dalla politica del governo...

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